Mentre la Commissione Europea vieta i pesticidi alla luce dei rischi conclamati per la salute e l’ambiente, allo stesso tempo fa qualcosa di assurdo: consente alle aziende europee di continuare a produrre ed esportare prodotti che contengono quelle stesse sostanze chimiche vietate. E noi, l’Italia, insieme a lei

Come? Grazie a un (voluto) difetto legislativo. Cerchiamo di capire come si è arrivati a questo paradosso.

Un commercio di pesticidi letali che cresce

I dati arrivano dall’inchiesta di Greenpeace, Unearthed, e dell’organizzazione Public Eye, e sono sconcertanti.

Solo lo scorso anno, l’Unione Europea ha autorizzato l’esportazione di circa 122.000 tonnellate di pesticidi vietati a causa dei rischi per la salute che comportano – danni cerebrali nei bambini, infertilità e interferenze endocrine – nonché di enormi quantità di noti insetticidi neonicotinoidi letali per le api. L’UE stessa li ha definiti una minaccia globale per la biodiversità e la sicurezza alimentare.

L’Italia produce ed esporta pesticidi pericolosi per la salute e l’ambiente

L’Italia ha un ruolo in tutto questo. Dall’indagine emerge che il nostro Paese nel 2024 ha esportato quasi 7.000 tonnellate di pesticidi contenenti 11 diverse sostanze chimiche vietate, tanto da risultare il sesto esportatore europeo per volume di queste sostanze.

Sono sei le aziende coinvolte in queste esportazioni, tra cui Finchimica, Tris International, Corteva e Sipcam Oxon. Tra le sostanze vietate contenute nei pesticidi più esportati c’è l’erbicida trifluralin – vietato in Unione Europea da quasi 20 anni perché altamente tossico per i pesci e altri animali acquatici, persistente nel suolo e sospetto cancerogeno – e il suo parente chimico, l’ethalfluralin. Alcune di queste esportazioni previste contenevano addirittura un  pesticida fumigante un tempo prodotto come arma chimica durante la Prima Guerra Mondiale.

Siamo inoltre in ottima compagnia, perché in tutto sono 13 Stati membri a essere coinvolti nell’export di pesticidi vietati: al primo posto la Germania, seguita da Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Bulgaria, Italia, Francia, Danimarca, Ungheria e Romania.

Come può accadere tutto questo? La causa è una legge imperfetta

Queste esportazioni trovano una spiegazione nella presenza di gravi lacune nella legislazione europea. Secondo la legge, infatti, quando un pesticida viene vietato per i pericoli che comporta per la salute umana o per l’ambiente, le aziende restano comunque libere di produrre ed esportare il prodotto in Paesi con regolamentazioni più deboli. Un assurdo vizio di forma che, a conti fatti, permette alle aziende di arricchirsi sulle spalle degli altri.  

A farne le spese sono soprattutto i Paesi a basso e medio reddito

Abbiamo detto che nel 2024 l’UE ha notificato l’esportazione di circa 122.000 tonnellate di prodotti pesticidi vietati: una quantità decisamento superiore rispetto alle 82.000 tonnellate del 2018, secondo quanto svelato dall’inchiesta precedente di Greenpeace, Unearthed e Public Eye.

Ma c’è un altro dettaglio importante. La maggior parte delle esportazioni (il 58% per peso) è stata destinata a Paesi a basso o medio reddito. Il maggior importatore è stato il Brasile, uno dei Paesi con le riserve di biodiversità più importanti al mondo. Tra i Paesi destinatari compaiono anche 25 nazioni africane, con Marocco, Sudafrica, Egitto, Tunisia e Kenya come principali importatori.

Le vuote promesse della Commissione Europea 

Poco dopo la pubblicazione della prima inchiesta di Unearthed e Public Eye, la Commissione Europea si era impegnata a porre fine a tutto questo dichiarando che avrebbe “garantito che le sostanze chimiche pericolose vietate nell’UE non fossero prodotte per l’esportazione, anche modificando la legislazione, se necessario”. Finora, però, la Commissione non ha presentato alcuna proposta di modifica legislativa

Senza un divieto a livello europeo, i pesticidi continueranno ad avvelenare il pianeta. Inoltre, nulla garantisce che nel nostro Paese non rientrino prodotti agricoli trattati con quegli stessi pesticidi vietati esportati fuori dai confini europei.

I profitti dell’industria chimica europea non possono avere la precedenza sulla salute delle persone e sull’ambiente. La Commissione Europea deve intensificare al più presto i suoi sforzi e rispettare il suo impegno a introdurre un divieto a livello UE su questo commercio tossico!

Stop pesticidi!

Chiedi con noi la messa al bando di queste sostanze pericolose per la salute,
le api e l’ambiente.