Una macchia di idrocarburi che interessa oltre 100 chilometri quadrati nel Santuario dei Cetacei: questo mostrano le immagini satellitari che abbiamo elaborato, dopo la collisione avvenuta domenica scorsa tra il portacontainer Virginia e il traghetto Ulysses.

In poche ore, l’area interessata dalla contaminazione si è allargata, passando dai circa 88 chilometri quadrati dell’8 ottobre ai 104 chilometri quadrati di ieri, 9 ottobre.

Le foto sono state ottenute dal Satellite SENTINEL e l’area interessata dalla contaminazione è stata calcolata utilizzando il programma ArcGIS per desktop app con il sistema di proiezione delle coordinate Europe_Albers_Equal_Area_Conic.

Si tratta dell’ennesimo disastro che si verifica nel Santuario dei Cetacei. Recuperare gli idrocarburi dispersi è impossibile, e se non si mettono a punto meccanismi efficaci per prevenire simili incidenti, quell’area correrà un rischio costante.

Le prossime ore potrebbero essere decisive per l’evoluzione di questo disastro! Fino ad ora, infatti, le condizioni meteo sono state ottimali, ma tra ventiquattro ore nella zona sono previste onde di due metri. Ciò potrebbe comportare non solo un’ulteriore dispersione degli idrocarburi fuoriusciti dalla portacontainer Virginia, ma anche rendere difficoltosa l’operazione di separazione delle due navi. Inoltre, in condizione di mare agitato, le due navi potrebbero subire danni ulteriori con conseguenze pericolosamente imprevedibili.

Il Santuario oggi è indifeso, questo è solo l’ultimo di una lunga fila di incidenti avvenuti in quelle acque: da quello della Costa Concordia, alla perdita di bidoni con sostanze pericolose al largo della Gorgonia, per arrivare al naufragio del cargo turco Mersa 2 sull’Isola d’Elba.

Per questo chiediamo al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e ai suoi colleghi di Francia e Monaco/Montecarlo, di proteggere davvero il Santuario dei Cetacei e di non lasciare che rimanga soltanto un Santuario virtuale!