Lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo: continuare a puntare sulle trivellazioni per raggiungere l’indipendenza energetica non ha senso. Considerate le scarse riserve di gas e petrolio che abbiamo, l’unica vera soluzione è svincolarci dalla dipendenza dalle fossili e puntare su un futuro fatto di rinnovabili e efficienza energetica che tuteli i veri tesori dei nostri mari. Ma forse quello che ha ancora meno senso sono le dichiarazioni che abbiamo letto nelle ultime settimane sui giornali, in cui – ben nascoste dietro i presunti “benefici” per il Paese – si sono difese le trivelle  nonostante gli impegni presi prima e dopo le ultime elezioni.

Ma vediamo bene le cose come stanno, perché è importante che in questo momento sia chiaro a tutti chi sta davvero lavorando per garantire un futuro diverso a questo Paese, e chi invece tutela solo gli interessi dei petrolieri.

  • I PROBLEMI DI APPROVVIGIONAMENTO

Stefano Collina (Senatore del Pd): “…gli emendamenti Cinquestelle che, in modo estemporaneo e disorganico, mettono in ginocchio dei settori industriali che garantiscono un contributo importante all’approvvigionamento energetico del nostro paese”.(ANSA) – ROMA, 16 GENNAIO. 

Gava (Sottosegretario all’Ambiente): “Bloccare questo comparto porterebbe con sé dei gravi problemi di approvvigionamento di energia per un Paese come il nostro che dipende per il 90% dall’estero contro una media europea del 54%. (ANSA) – ROMA, 16 GENNAIO.

Le riserve di idrocarburi presenti sotto i fondali marini italiani sono praticamente insignificanti per quanto riguarda il petrolio e appena poco più rilevanti per il gas naturale. Stando ai dati forniti dallo stesso Ministero per lo Sviluppo economico, si stima che nei nostri fondali marini ci sono 10,3 milioni di tonnellate di riserve certe di petrolio, che – stando ai consumi attuali – coprirebbero il fabbisogno nazionale solo per circa 7 settimane,  mentre quelle di gas a mare coprirebbero un fabbisogno di circa 6 mesi. Aprire il mare alle estrazioni, insomma, non aumenta la nostra indipendenza energetica, e di certo non abbassa le nostre bollette! Il petrolio infatti, una volta estratto, diventa di proprietà delle compagnie, che in cambio pagano royalties che sono tra le più basse al mondo (quando le pagano, perché se producono sotto la cosiddetta franchigia, come spesso succede, non pagano nulla).

E’ chiaro che in tutto questo a guadagnarci sono solo le multinazionali che estraggono idrocarburi e non certo gli Italiani, che anzi subiscono l’inquinamento dei territori e vedono minacciate le loro più importanti risorse ambientali.

Se davvero volessimo aumentare la nostra indipendenza energetica dovremmo puntare sulle fonti più presenti nel nostro paese, come ad esempio sole e vento. Si stima infatti che le energie rinnovabili, già al 2030, potrebbero coprire oltre il 40% della domanda di energia primaria (dati E[R] Italia), per arrivare poi al 100% rinnovabili entro il 2050.

  • I POSTI DI LAVORO

Salvini: “E’ fuori discussione che si cancellino migliaia di posti di lavoro, la tutela nel posto di lavoro è sacra”. (ANSA) – CAGLIARI, 16 GENNAIO.

Gava (Sottosegretario all’Ambiente): Fermare questo comparto metterebbe poi in crisi moltissime aziende, con la conseguente perdita di posti di lavoro…. (ANSA) – ROMA, 16 GENNAIO.

La perdita dei posti di lavoro lamentata dal settore negli ultimi anni non è affatto causata dal blocco delle attività, il precedente governo le aveva infatti favorite! La verità è che il settore dell’oil&gas è in crisi a livello mondiale, nonostante goda di ingenti sussidi pubblici, sia in Italia che nel mondo. E, visti gli obiettivi climatici che il mondo intero ha sottoscritto, questa situazione non potrà che aggravarsi nei prossimi anni. Anziché restare attaccati alla canna del gas, è conveniente farsi trovare pronti e all’avanguardia verso un futuro rinnovabile, potendo così sfruttare le grandi potenzialità del nostro Paese su questo tema. Secondo uno studio redatto da Althesys per Greenpeace, in Italia entro il 2030 si potrebbero garantire oltre 100 mila posti di lavoro nel settore delle rinnovabili mentre, al contrario, nel 2015 se ne sono persi circa 4 mila nel solo settore dell’eolico.
Pensiamo inoltre a tutti quei comparti, dalla pesca al turismo, che dipendono dal mare: quanti posti di lavoro sarebbero messi a rischio dalle trivellazioni in mare? Se si fosse davvero preoccupati dei posti di lavoro come si vuol far credere, si preserverebbero settori come turismo e pesca e si punterebbe sulle rinnovabili.

  • Sì A UN PIANO ENERGETICO SERIO

Salvini: “Non si può dire no al carbone, no al petrolio, no al metano, no alle trivelle, mica possiamo andare in giro con la candela e accendere i legnetti. CAGLIARI, 16 GENNAIO.

Salvini ha ragione, non si campa di soli no: vanno detti i no e i sì giusti.

Possiamo dire sì all’energia solare, quella prodotta direttamente dai cittadini e quella dei “grandi impianti”. Possiamo dire sì all’eolico, sia a terra che in mare. Possiamo dire sì alle altre energie rinnovabili, all’efficienza energetica, alle batterie di accumulo, alle reti elettriche intelligenti. Tutto questo basterà per non “andare in giro con la candela e accendere i legnetti”? Certo che sì, lo dimostrano numerosi report scientifici, tra cui lo scenario Energy Revolution di Greenpeace, che prova come al 2050 l’Italia possa essere alimentata al 100% da energie rinnovabili.

E a spingerci in questa direzione non sono gli ambientalisti, ma gli scienziati: secondo lo “Special Report on Global Warming of 1.5 °C” pubblicato lo scorso novembre dall’IPCC, c’è infatti l’assoluta necessità di arrivare a zero emissioni di CO2 entro il 2050 per salvare il clima e noi stessi. Per fare questo, non possiamo continuare a cercare nuovo petrolio e gas, ma occorre piuttosto investire nel futuro dell’Italia, che sarà certamente rinnovabile.

A tal proposito, la bozza di Piano Nazionale Integrato Energia e Clima presentato dal Governo non è affatto in linea con le evidenze scientifiche e con le potenzialità dell’Italia nel campo delle rinnovabili. Il governo sembra infatti voler puntare tutto sul gas, proprio come già fece l’allora ministro Calenda con la Strategia Energetica Nazionale, limitando le rinnovabili ad un misero obiettivo del 30% di produzione al 2030. Tutto questo non è assolutamente in linea con quanto l’Italia dovrebbe fare per rispettare gli Accordi di Parigi.

  • UN VERO STOP ALLE TRIVELLAZIONI PETROLIFERE

Di Maio: “Ci siamo impegnati a portare l’Italia nell’economia del futuro, fuori da carbone e fonti fossili inquinanti…..Lo stop alle trivellazioni petrolifere permette all’Italia di non svendere più i nostri territori e i nostri mari alle multinazionali e di creare più lavoro con le rinnovabili. Io ci credo!”. (ANSA) – ROMA, 11 GENNAIO.

Ci rassicura leggere che Di Maio voglia puntare su efficienza e fonti rinnovabili. Si tratta dell’unico modo per far rispettare all’Italia l’Accordo di Parigi sul clima: è ormai chiaro che gli impatti sul cambiamento climatico delle attività di estrazione, trasporto e uso del gas e del petrolio sono assai superiori a quelle fino ad ora millantate dall’industria fossile. Ma se il ministro vuole davvero una nuova politica energetica deve prima di tutto porre uno stop definitivo alle trivelle. Una moratoria è sicuramente un ottimo primo passo, ma come già detto non basta. Se il Governo vuole portare l’Italia fuori dalle fossili e non svendere i nostri mari ai petrolieri, il modo più efficace per farlo è far passare subito una norma che proibisca di usare gli airgun per le ricerche di idrocarburi in mare. Tutto questo deve andare di pari passo con investimenti nel settore delle rinnovabili, dove il contributo delle energie pulite deve andare ben oltre il 30% al 2030 ipotizzato nel Piano Nazionale Integrato energia e Clima proposto dal Governo!

E’ arrivata l’ora di levarsi la maschera, e dire apertamente chi vuole svendere i nostri mari ai petrolieri, e chi vuole invece puntare a un futuro di innovazione, occupazione e tutela ambientale. I territori sono stufi di false promesse e voltafaccia, il paese ha bisogno di una politica che punti a un futuro che porti veri vantaggi a tutti, non solo ai petrolieri!

Action at Italian Oil Platform "Sarago Mare" in the Adriatic Sea. © Francesco Alesi