Il riscaldamento globale non è solo una definizione da cercare su Google.

È una realtà che sta cambiando il mondo così come lo conosciamo, causata dall’inerzia dei governi e da un sistema energetico vecchio e sporco che fa grosse le tasche di grandi aziende e scarica le conseguenze su tutti noi, i cittadini. Un sistema che si nutre di carbone, gas, petrolio, fonti superate e inquinanti che dovrebbero restare dove sono: sottoterra.

Le conseguenze le vediamo tutti da dietro le finestre di casa o sui telegiornali: sono “bombe d’acqua”, ondate di calore, alluvioni, episodi di siccità e altri eventi meteo estremi. Ci siamo abituati a chiamarli “maltempo”, ma hanno un nome preciso: cambiamenti climatici.

Oggi lanciamo una campagna per fare informazione e soprattutto per chiedere un cambiamento concreto a chi può e deve fare qualcosa per schiacciare il pedale della transizione energetica, non quello del riscaldamento globale.

L’attuale governo ha presentato un Piano Nazionale Integrato Energia e Clima – il PNIEC –  che è del tutto inadeguato per contrastare le cause dei cambiamenti climatici, mette ancora una volta al centro il gas naturale e sottostima il contributo delle rinnovabili.

Si deve fare molto di più, e la scienza ci dice che sono rimasti 11 anni per salvare il clima: non c’è tempo da perdere!

Non dobbiamo dimenticare che il riscaldamento globale è una realtà che riguarda – e preoccupa – tutto il mondo e l’Italia non fa eccezione: secondo un’indagine condotta dal Pew Research Center in 26 nazioni, preoccupa il 71% degli italiani. Solo nell’ottobre 2018 le vittime di “maltempo” in Italia sono state 37.

Lo sanno bene gli studenti, che, ispirati dall’iniziativa della giovane attivista Greta Thunberg (che da agosto 2018 ogni venerdì manifesta davanti al Parlamento svedese per chiedere al suo governo un impegno serio sull’emergenza climatica), si stanno mobilitando in tutto il mondo, anche in Italia, per “scioperare per il clima” e cioè chiedere azioni concrete per spegnere l’incendio dei cambiamenti climatici.

Lo sanno bene i cittadini che fanno i conti con le alluvioni, gli agricoltori che vedono andare in fumo i raccolti per la siccità o per le grandinate, le persone che si trovano a constatare come “il tempo” sia cambiato nelle proprie località.

Lo sappiamo in tanti ed è ora che lo sappiano anche i politici. 

Sarai dei nostri?