Tanto rumore per nulla. Se si potesse dare un titolo alle politiche climatiche di questo governo, probabilmente sarebbe questo. Solo nell’ultimo mese sono successe tantissime cose, proviamo a fare un po’ d’ordine con 4 cose che sono accadute negli ultimi giorni.

  1. Il 5 giugno il governo si è rifiutato di approvare una dichiarazione di emergenza climatica. L’approvazione sarebbe stata certamente un buon segnale, sebbene la mozione sia stata presentata dal Partito Democratico, che negli ultimi anni al governo ha decisamente contribuito a crearla questa emergenza del clima, puntando tutto su petrolio e gas e affossando deliberatamente le energie rinnovabili.
  2. Il 18 giugno Greenpeace, Legambiente e WWF hanno reso pubblica una lista di piattaforme in mare (le cosiddette “trivelle”) che il Ministero dello Sviluppo Economico aveva dichiarato, di concerto con Assomineraria, sarebbero state dismesse. La lista sarebbe dovuta essere pubblica, ma il Ministero ha preferito tenerla nel cassetto e allora a pubblicarla sono stati altri. Perché i cittadini devono sapere quante trivelle ci sono nel mare che non producono, non pagano tasse, eppure continuano a rimanere ferme immobili senza essere dismesse. Ma soprattutto perché è giunta l’ora di dire chiaramente all’industria fossile che non possiamo più permetterci i loro sporchi affari.
  3. Il 19 giugno la Commissione Europea ha pubblicato i commenti sul Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). Si conferma che l’Italia vuole puntare tutto sul gas, e anche secondo il parere della Commissione questo non è in linea con l’obiettivo di decarbonizzazione. La Commissione sostiene anche che il Piano presentato è in perfetta continuità con quello del governo precedente. Strano: Lega e 5 stelle criticavano aspramente la Strategia Energetica Nazionale precedente, e ora continuano a fare favori all’industria fossile, in particolare quella del gas (che in Italia risponde soprattutto al nome di Eni). Dov’è il tanto atteso cambiamento? Noi, per chiarezza, giudicavamo largamente insufficiente la precedente strategia energetica ed anche questo piano.
  4. Sempre nel corso del mese di giugno l’esecutivo ha giocato a nascondino a livello comunitario, decidendo infine di non aderire ad una proposta che prevedeva per l’Unione europea l’obiettivo emissioni nette zero al 2050 e una rivisitazione a rialzo dei target al 2030 su taglio delle emissioni e produzione da rinnovabili. Tanti stati membri hanno appoggiato la proposta (Francia, Spagna, Belgio solo per citarne alcuni), ma l’Italia no. Al seguente Consiglio Europeo del 20 giugno, l’Italia ha però supportato l’obiettivo di decarbonizzazione al 2050. Buona cosa, ma purtroppo l’appoggio “last minute” e con poca leadership del nostro governo (ma non solo, anche di quello tedesco tanto per fare un esempio) ha permesso a Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca di bloccare tutto. L’Europa dunque è rimasta ferma, a causa di 3 paesi, ma soprattutto per la poca leadership espressa dagli altri, Italia compresa.

Morale della favola: tanto rumore per nulla.
Il Piano Energia di questo governo è assolutamente insufficiente e non in linea con le indicazioni della scienza, proprio come quello del governo precedente. La posizione in Europa è vaga e poco ambiziosa, ci si limita ad un comportamento da sufficienza minima, senza davvero mai esprimere una leadership.

Si ignorano le richieste di associazioni ambientaliste, del settore delle rinnovabili e degli studenti, che da mesi ormai ogni venerdì scendono in piazza in tutta Italia – e in tutto il mondo – chiedendo di agire per fronteggiare l’emergenza climatica. Si continua a puntare tutto sul gas, che non è affatto la soluzione ai cambiamenti climatici, ma è piuttosto parte del problema. E così facendo si fanno favori alle grandi aziende del settore fossile, che da anni si arricchiscono sfruttando l’ambiente e scaricando l’inquinamento sulle spalle di tutti noi.

Nel frattempo il nord Italia è passato in pochi giorni da grandinate e alluvioni, a 40 gradi, mentre il sud sta in questi giorni per affrontare un’ondata di calore intensissima. Tutto questo mentre Salvini “invoca” il riscaldamento globale perché a maggio ha fatto freddo, Di Maio sostiene che le rinnovabili sono fondamentali per il nostro Paese, e Conte dichiara che decarbonizzare l’economia è un’opportunità per l’Italia. Ma anche qua, tanto rumore per nulla, perché alla fine i provvedimenti sono uguali a quelli del governo precedente. E dunque del tutto insufficienti per difendere i cittadini dagli impatti dei cambiamenti climatici.

Doveva cambiare tutto, e non è cambiato nulla. L’unica cosa che purtroppo continua a cambiare è il clima. E mentre l’Italia gioca a nascondino e punta tutto sul gas, il tempo per una seria azione climatica stringe.