L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha presentato nelle scorse ore un nuovo rapporto che è riduttivo definire allarmante. Secondo i dati diffusi, infatti, il periodo tra il 2015 e il 2019 sarà il più caldo mai registrato sinora. Se, inoltre, la temperatura media globale è di 1,1°C più alta rispetto al periodo preindustriale, negli ultimi anni si è assistito a una drammatica accelerazione, con un aumento di ben 0,2°C rispetto al precedente rilevamento avvenuto nel periodo 2011-2015.
A soffrire sono ad esempio gli oceani, che immagazzinano oltre il 90 per cento del calore causato dal riscaldamento globale. A causa dell’aumento della CO2 atmosferica che viene assorbita dagli oceani, l’acidità dei mari del Pianeta è aumentata del 26 per cento dall’inizio della rivoluzione industriale.
«Le cause e gli impatti dei cambiamenti climatici aumentano anziché diminuire“, ha dichiarato il Segretario Generale dell’OMM, Petteri Taalas, co-presidente del Gruppo Consultivo Scientifico del Summit sul Clima delle Nazioni Unite.
Nel quinquennio 2014-2019 si è infatti registrato un tasso di innalzamento medio globale del livello del mare di 5 millimetri ogni anno.
«L’innalzamento del livello del mare ha subito un’accelerazione, e siamo preoccupati per il brusco declino delle calotte glaciali dell’Antartico e della Groenlandia, che aggraverà l’aumento futuro del livello degli oceani. Come abbiamo visto quest’anno, con effetti tragici alle Bahamas e in Mozambico, l’innalzamento del livello del mare e le intense tempeste tropicali hanno portato a catastrofi umanitarie ed economiche», ha spiegato Taalas.
Su questa drammatica escalation è chiara l’impronta umana. Secondo il bollettino della American Meteorological Society, nel periodo 2015-2017, 62 dei 77 eventi meteorologici estremi segnalati si sono verificati a causa di una significativa influenza antropica.
«Questo ultimo report, insieme a quello sull’andamento della concentrazione di CO2, mostra come praticamente tutte le tendenze climatiche si stiano amplificando», spiega Antonello Pasini, fisico climatologo del CNR. «Ciò è particolarmente preoccupante, in vista del possibile superamento di determinate soglie, che esistono nel sistema clima e che possono condurre ad accelerazioni ulteriori e all’assestarsi del sistema su un altro equilibrio, molto distante dall’attuale, e pericoloso per la stabilità della civiltà umana. Oggi, ciò che sta accadendo nell’Artico, dove le temperature stanno veramente “partendo per la tangente”, sembra la prima avvisaglia di tutto ciò. Dobbiamo fare presto!», avverte Pasini.
Un allarme, però, per l’ennesima volta non ascoltato dai leader globali chiamati a presentare e implementare piani concreti contro l’emergenza climatica.
«Nonostante il duro intervento in apertura da parte di Greta, la gran parte dei leader mondiali non ha preso gli impegni che era necessario prendere a New York», così Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International, ha commentato l’esito del Summit ONU sul Clima tenutosi ieri negli Stati Uniti. «Venerdì abbiamo visto milioni di persone riversarsi per le strade per dire con chiarezza che non accetteranno più apatia, scuse e inazione da parte di leader politici deboli incapaci di resistere al potere dell’industria dei combustibili fossili. Tutto questo non è bastato, e dunque bisognerà continuare questa battaglia», ha concluso Morgan.