Goliat è una Floating, Production, Storage and Offloading (FPSO), una struttura che raccoglie e stocca, lavora e smista petrolio.Il giacimento è stato scoperto nel 2000 e dal 2004 ci siamo opposti alle prime trivellazioni: non solo perché trivellare l’Artico è ingiusto dal punto di vista ambientale, ma perché sappiamo che è difficile e che nessuno può farlo senza pericoli. Tantomeno Eni.Secondo l’agenzia di controllo statale per le attività petrolifere in Norvegia da quando Goliat è entrata in funzione, nel marzo del 2016, ha collezionato in pochi mesi una dozzina di incidenti.
La stessa agenzia a fine agosto scorso ha chiesto al colosso di interrompere le operazioni fino all’inizio di settembre, ma non è tutto qui.
Sempre nel 2016, da aprile a dicembre, l’agenzia di controllo ha effettuato un audit nell’azienda per controllare la sicurezza e l’ambiente di lavoro su Goliat. Ha trovato almeno 4 violazioni e due punti da migliorare. Eccoli.
VIOLAZIONI
- Gestione della salute, della sicurezza e dell’ambiente: Eni non ha garantito una corretta gestione della salute, della sicurezza e dell’ambiente nelle attività, risorse e processi necessari per le operazioni previste. I piani a breve e lungo termine per assicurare la gestione della salute, della sicurezza e dell’ambiente sono poco conosciuti, e le risorse disponibili non sono sufficienti per svolgere le attività previste a bordo. .
- Mappatura di capacità e competenze sul luogo di lavoro: il piano di mappatura delle condizioni di rischio su Goliat è carente. La capacità e l’expertise nell’azienda non sono sufficienti per realizzare uno studio e una valutazione dei rischi per il personale di bordo.
- Ruoli, responsabilità e informazioni: la ripartizione dei ruoli e delle responsabilità tra l’organizzazione operativa su Goliat di Eni e le organizzazioni a terra a Hammerfest e Stavanger non è chiara. Inoltre, le informazioni importanti su tali questioni come lo status dei casi segnalati e i piani di sicurezza sul lavoro e manutenzione non sono stati comunicati agli utenti al momento giusto.
- Operatività del Comitato di coordinamento dell’ambiente di lavoro (K-AMU) e disposizioni per una vera partecipazione dei lavoratori: il K-AMU per Goliat non ha un mandato chiaro e conosciuto e vi è incertezza sui delegati eletti. Le disposizioni per una reale partecipazione dei lavoratori attraverso K-AMU e il sistema di sicurezza delegato sono insoddisfacenti.
PUNTI DA MIGLIORARE:
- Manutenzione inadeguata: Inadeguata manutenzione delle uscite di sicurezza.
- Illuminazione inadeguata nelle aree di carico.
Solo poche settimane fa l’agenzia norvegese per il controllo sulle attività petrolifere aveva notificato ad Eni l’esigenza di riesaminare i piani attuali, le priorità e l’uso delle risorse per assicurare il buon funzionamento di Goliat. La settimana scorsa Goliat è stata riavviata dopo essere stata ferma per oltre un mese a causa di riparazioni sul tubo di scarico, ma le attività sono durate poco: la produzione è stata interrotta al fine di effettuare nuove manutenzioni su una valvola nel sistema di compressione del gas. A detta di Eni, il lavoro dovrebbe essere completato nei prossimi giorni.
Insomma, con ogni probabilità Goliat andrà avanti nonostante tutto: Eni ha investito troppo per abbandonare ora questo progetto. Una spesa enorme per un enorme e pericoloso buco nell’acqua: la stima dei costi effettuata da Eni all’inizio del 2009 era di circa 3,3 miliardi di euro. Nel 2015 la stima è quasi raddoppiata salendo a circa 5,3 miliardi di euro, ma, secondo alcuni analisti finanziari norvegesi, Goliat potrebbe non produrre mai profitti.
Un motivo in più per fermarla, come se quello ambientale e di sicurezza non bastassero.