Ci sono voluti due anni di indagini condotte sul campo, con il telerilevamento e l’analisi delle mappe satellitari per scoprire i tagli illegali, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. L’Ufficio delle Foreste del Sichuan ha accolto le nostre denunce e ha aperto 15 indagini giudiziarie e 8 procedimenti amministrativi nei confronti di 22 funzionari pubblici, assicurando che tutelerà l’habitat del panda, peraltro già Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Un segnale positivo che dovrebbe costituire un primo passo per una riforma a base nazionale: un terzo delle foreste cinesi è infatti a rischio a causa di una falla nel sistema normativo: una scappatoia nel “Regolamento tecnico per la ricostruzione delle foreste a basso rendimento” infatti autorizza a sostituire la foresta con piantagioni più redditizie in nome di una presunta “rigenerazione forestale”. Abbiamo chiesto a Pechino di sanare al più presto questa falla, e continueremo a monitorare la situazione affinché la protezione di queste aree non resti solo sulla carta!