Greenpeace activists demand “Act on climate now” at the headquarters of the European Central Bank (ECB) in Frankfurt.

Mattinata incredibile al quartier generale della Banca Centrale Europea (BCE) a Francoforte, alla vigilia della riunione del Consiglio direttivo della Banca che si tiene domani: stamattina i nostri attivisti sono planati con un parapendio e hanno esposto uno striscione lungo 12 metri e largo 6 metri con scritto “Basta finanziamenti ai killer del clima”.

La nostra protesta si è svolta in concomitanza con la pubblicazione del report  “Greening the Eurosystem Collateral Framework, che abbiamo realizzato con la New Economics Foundation (NEF), SOAS University of London, University of the West of England, e l’University of Greenwich. Il report rivela come le regole relative agli assets che le banche private possono fornire come garanzia alla BCE quando prendono in prestito denaro, finiscano per favorire le multinazionali di gas e petrolio. Finora parliamo di un valore totale di 300 miliardi di euro, riguardante i titoli di oltre 60 compagnie fra cui Eni, Shell, Total, OMV e Repsol.

Come funziona: perché le banche private hanno bisogno dei prestiti della BCE

Di fatto tutte le nostre banche private si scambiano pagamenti attraverso la moneta emessa dalla BCE. Il quadro delle garanzie specifica il sistema di regole attraverso cui la BCE consente di prestare liquidità al sistema bancario, in modo che le banche possano “avere i soldi” con cui effettuare le loro normali operazioni (anche quelle semplici e quotidiane, come avere la liquidità per far funzionare i nostri bancomat). 

Per capire come funziona, pensiamo a un mutuo: quando le banche ci prestano i soldi per un mutuo, “usano” la casa che verrà acquistata come garanzia. Se non riusciamo a rimborsare il mutuo, le banche possono vendere la casa per evitare perdite finanziarie.

Allo stesso modo, la BCE chiede delle garanzie (chiamate “collaterali”) quando presta soldi alle banche private, ma invece di accettare una casa come garanzia, accetta degli asset finanziari, come i titoli di stato o i corporate bonds, cioè le obbligazioni delle aziende (ad esempio, delle obbligazioni di una multinazionale di gas e petrolio).

Il modo in cui vengono regolate queste garanzie da parte delle banche centrali – in pratica le condizioni a cui accettano obbligazioni come garanzie – può inviare un potente segnale ai mercati finanziari. Le misure sulle garanzie delle banche centrali infatti possono avere effetti a catena per le condizioni monetarie e finanziarie dell’economia in generale. 

La BCE può rifiutare di ricevere come garanzia le obbligazioni delle multinazionali di gas e petrolio?

La BCE ha in pancia molti asset ad alta intensità di carbonio, come obbligazioni di aziende delll’oil&gas: noi pensiamo che dovrebbe escludere questi asset tossici e cambiare le regole per affrontare l’emergenza climatica in corso. Una transizione verde e giusta verso un mondo resiliente senza CO2 deve essere la priorità per tutti, e la BCE può dare un forte segnale in questo senso.

Il 59% delle obbligazioni societarie ammissibili come garanzie collaterali dalla BCE è rappresentato dal settore dei combustibili fossili, dell’industria ad alta intensità energetica, dei trasporti ad alta intensità di carbonio e di utilities dell’energia fossile, pur contribuendo solo al 24% dell’occupazione, come si legge nel rapporto.

I tre scenari che proponiamo: come la BCE può rifiutare gli asset delle multinazionali fossili

La BCE  potrebbe decidere di applicare un “haircutcioè un taglio sui titoli obbligazionari che riceve come garanzia da parte delle banche che le chiedono denaro in prestito. L’ haircut dipende dal rating (cioè dall’affidabilità) di un titolo: più basso è il suo rating, e meno vale come garanzia.

Per questo abbiamo proposto nel nostro report 3 scenari diversi per fare in modo che la BCE possa cominciare a rifiutarsi di sostenere l’economia fossile.

  1. Nel primo scenario la BCE potrebbe aggiustare gli “haircuts” delle obbligazioni in base all’impronta climatica dell’azienda in questione, in modo da ridurre l’importo che le banche possono ricevere in prestito quando forniscono come garanzia le obbligazioni di aziende inquinanti.
  2. Nel secondo scenario, oltre a quanto previsto nel primo, proponiamo di escludere le obbligazioni legate ai combustibili fossili
  3. Nell’ultimo e più ambizioso scenario, suggeriamo infine che la BCE dovrebbe escludere la grande maggioranza delle obbligazioni emesse dalle multinazionali del gas e del petrolio, riducendo così di oltre il 70% l’intensità di carbonio delle obbligazioni societarie nel quadro delle garanzie collaterali.

La crisi climatica continua ad avanzare e non possiamo permetterci di aspettare troppo tempo per rendere più verdi alcune operazioni che possono invece cambiare velocemente, allineando anche il mondo della finanza al contrasto ai cambiamenti climatici.

No money for climate killers -that’s what Greenpeace activists are ademanding at the headquarters of the European Central Bank in Frankfurt.
Basta investire su petrolio, gas e carbone!

Alluvioni, incendi, siccità: mentre la vita sul Pianeta è sconvolta da eventi estremi causati dai cambiamenti climatici, i principali istituti finanziari, di credito e assicurativi continuano a investire nel settore dei combustibili fossili e a finanziare chi inquina, gettando benzina sul fuoco della crisi climatica. Se vogliamo limitare le conseguenze dei cambiamenti climatici e salvare 1 milione di specie a rischio dobbiamo ascoltare la scienza e tagliare subito i finanziamenti all’espansione di gas, petrolio e carbone. Chiedi alle banche e alle compagnie di fare la loro parte nella lotta all’emergenza climatica: basta finanziamenti che distruggono il Pianeta!

Partecipa