Attiviste e attivisti di Greenpeace sono entrati in azione questa mattina a Trieste, in occasione dell’assemblea degli azionisti di Assicurazioni Generali, portando una riproduzione di una centrale a carbone proprio all’ingresso del Palazzo dei congressi della Stazione marittima, sede dell’evento. Gli attivisti e le attiviste hanno protestato pacificamente per denunciare gli inquinanti affari che il gruppo assicurativo continua a tenere in piedi nel settore del carbone, la fonte energetica con le più alte emissioni di CO2.
Le attiviste e gli attivisti sono stati infine portati via dalle forze dell’ordine dopo aver opposto resistenza passiva. Al momento sono trattenuti in Questura.
«Le centrali che Generali assicura producono un impatto ambientale e sanitario enorme», dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Se, come ha più volte dichiarato di voler fare, il gruppo triestino vuole davvero proteggere le persone e svolgere un ruolo importante nella lotta ai cambiamenti climatici, deve abbandonare subito il carbone, senza alcuna eccezione. La scienza ci dice che abbiamo pochi anni per invertire la rotta e salvare il clima globale, non è dunque più il tempo delle mezze soluzioni. Generali deve decidere, o diventa parte della soluzione o resta inesorabilmente parte del problema».
Già lo scorso anno Greenpeace aveva manifestato in occasione dell’annuale assemblea degli azionisti di Generali, ottenendo dal Leone di Trieste, insieme a Re:Common e altre associazioni europee, alcuni passi in avanti verso l’abbandono del carbone.
Generali si era però anche impegnata ad avviare un dialogo con alcune delle aziende energetiche più inquinanti d’Europa, tra cui la polacca PGE e la ceca CEZ, che avrebbe dovuto portare alla interruzione dei rapporti con queste aziende nel caso in cui queste ultime non avessero presentato dei piani in linea con gli accordi sul clima di Parigi. Ma, ad oggi, nessuna notizia ufficiale è arrivata da Generali, e sembra dunque che la più grande compagnia assicurativa italiana voglia continuare a fare affari con queste compagnie.
«Fino a quando Generali non abbandonerà aziende come PGE e CEZ non potrà dire di essere dalla parte delle persone nella lotta ai cambiamenti climatici», continua Iacoboni. «PGE, ad esempio, produce oltre il 90% della propria energia dal carbone e dichiara di voler continuare a bruciare questo combustibile fossile almeno fino al 2050, ben oltre i limiti indicati dalla scienza. E questo non è solo un problema locale, perché il settore del carbone polacco si stima causi ogni anno in Italia oltre 400 morti premature», conclude.
Mentre gli attivisti di Greenpeace protestavano e informavano azionisti e cittadini all’ingresso dell’assemblea, altre organizzazioni come Re:Common hanno portato all’interno del meeting la testimonianza dei cittadini che subiscono quotidianamente gli impatti di alcune delle centrali assicurate da Generali in Polonia e Repubblica Ceca.
I cambiamenti climatici sono ormai una drammatica realtà anche in Italia, e c’è bisogno di intervenire rapidamente e seriamente su cause come l’uso del carbone prima che sia troppo tardi. Per questa ragione Greenpeace, Re:Common e la rete europea Unfriend Coal continuano a chiedere a Generali di abbandonare il carbone, senza eccezioni, e di smettere così di alimentare i cambiamenti climatici.