Under the motto “Get out of the Combustion Engine – Traffic Turnaround Now!” more than 20.000 people are protesting in Frankfurt.

È possibile rendere il settore dei trasporti, che negli ultimi anni è stato responsabile del 27% delle emissioni totali di gas serra a livello comunitario, a emissioni nette zero entro il 2040?

Sì, non solo è possibile, ma è anche l’unica via che abbiamo per contrastare l’emergenza climatica ed essere in grado di limitare l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5 gradi centigradi, come ci chiede la scienza.

Abbiamo pubblicato un tabella di marcia che spiega le tappe di questo percorso, contenuta nel report lanciato oggi da Climact e NewClimate Institute e commissionato da Greenpeace Belgio.

I passi da compiere sono chiari e tutti alla nostra portata: l’Europa deve alimentare i trasporti attraverso le energie rinnovabili, evitare i biocarburanti e ridurre significativamente la sua quota di emissioni di gas serra, trasformando il modo in cui le persone e le merci si muovono.

Mentre le emissioni di gas a effetto serra (GHG) provenienti da altri settori hanno subito un rallentamento o un calo, le emissioni dei trasporti Ue hanno continuato a salire. Nel 2017, le emissioni legate ai trasporti sono aumentate del 28% rispetto al 1990.

Il cambiamento che auspichiamo è senz’altro di natura tecnologica, poiché abbiamo urgente bisogno della elettrificazione rapida del settore e di un aumento dell’efficienza dei trasporti, ma non solo. Riguarda anche il modo in cui siamo abituati a pensare i nostri spostamenti in città ad esempio, il passaggio ad alternative sostenibili e lo stop alla circolazione dei motori a combustione interna – cioè le nostre auto a diesel, benzina o gas – entro il 2040.

Frankfurt Central Station, or in German ‘Frankfurt (am Main) Hauptbahnhof’.

Elementi essenziali della transizione dovranno essere il miglioramento delle infrastrutture per la mobilità ciclistica e pedonale nelle città, investimenti significativi e continui nel trasporto pubblico, nelle ferrovie, in treni e autobus. Bisogna anche avere il coraggio di eliminare i voli a corto raggio e di fermare tutti gli investimenti nel settore dei trasporti ad alta intensità di carbonio, come nuovi aeroporti e autostrade.

Non dimentichiamoci che la responsabilità del settore dei trasporti in Europa non si limita alla quantità di emissioni di gas serra e di inquinamento atmosferico prodotta: a causa della crisi legata alla pandemia, in alcuni Paesi d’Europa, le compagnie aeree, le case automobilistiche e le compagnie di navigazione stanno licenziando i propri lavoratori con grande rapidità, nonostante stiano ricevendo cospicui finanziamenti pubblici che dovrebbero essere usati a favore della collettività.  All’Europa e al governo italiano chiediamo di dare priorità, nella ripartenza post-Covid, a persone, ambiente e diritti dei lavoratori, invece che al profitto delle aziende. E di agire per garantire che la mobilità sia realmente sostenibile e accessibile a tutti. Il piano per l’utilizzo del cosiddetto “Recovery fund” sarà un grande banco di prova per il governo: molte delle misure nazionali contenute nel rapporto infatti potrebbero essere adottate in questo contesto.