Quando parliamo di mobilità non parliamo del semplice spostarsi da un punto A a un punto B. La mobilità ha a che fare con la vita di tutti e tutte noi nella società: riguarda le nostre opportunità, autonomia e coesione sociale. 

Il 2020 ce lo ha dimostrato chiaramente: durante il lockdown il settore della logistica ha contribuito alla tenuta del Paese; il dibattito sui trasporti pubblici per la riapertura delle scuole è stato (ed è tuttora) tra i nodi più critici da sciogliere; l’aria pulita che abbiamo respirato in primavera ha fatto capire a molte persone che alternative come la bicicletta possono essere veri e propri mezzi di trasporto nelle città, e non solo fonti di svago.

Trasporti, smog e clima

Il modo in cui persone e merci si muovono è fondamentale anche per altri due motivi.

  • Il primo è la tutela della salute delle persone: il numero di morti premature legate all’inquinamento atmosferico rimane inaccettabile, e in questo il traffico di veicoli privati nelle città resta tra i principali colpevoli, come dimostra una recente (e storica) sentenza inglese che collega lo smog del traffico alla drammatica morte di una bambina londinese.
  • Il secondo è la salvaguardia della salute del Pianeta: il settore dei trasporti è responsabile di più di un quarto delle emissioni europee di gas serra, e dobbiamo azzerare le emissioni il prima possibile per mettere un freno all’emergenza climatica.

Quale futuro della mobilità ci aspetta in Europa? 

Come parte del pacchetto relativo al Green Deal, la Commissione europea ha da poco pubblicato la sua strategia per la mobilità sostenibile. Sebbene la strategia faccia dei passi in avanti sulla giusta strada, le misure prospettate sono ancora troppo timide e soprattutto non mettono in discussione l’attuale modello iniquo e inquinante della mobilità del vecchio continente.

Tra le proposte positive ci sono quella di ampliare la rete europea di treni per passeggeri, con progetti transfrontalieri e iniziative per semplificare il sistema di acquisto dei biglietti, ma anche l’ipotesi a contenere la crescita del settore dell’aviazione, ad esempio attraverso la revisione delle esenzioni fiscali di cui gode. Ma la strategia della Commissione non va al cuore del problema: non si stabilisce la data per la fine della vendita di auto con motore termico; mancano obiettivi nazionali obbligatori per le quote di trasporto pubblico e alternativo; non c’è un bando vincolante dei voli a corto raggio dove un’alternativa sostenibile come il treno è disponibile; non viene messa in discussione la possibilità per le industrie inquinanti (come quella automobilistica e quella dell’aviazione) di beneficiare ancora, in assenza di significativi impegni ambientali, di soldi pubblici che dovrebbero essere spesi per una transizione energetica che tuteli i lavoratori e non i profitti. 

La partita del recovery plan

È con questa strategia da migliorare significativamente che ci apprestiamo a entrare nel nuovo anno. Ma non finisce qui. Nel 2021 l’Italia avrà accesso ai 209 miliardi di euro del fondo Next Generation EU (comunemente chiamato “recovery fund”). Sarà un’occasione unica per porre le basi per una mobilità diversa. Ma per questo serve un impegno serio e concreto del governo italiano a investire nella giusta direzione e a smettere di finanziare forme di trasporto e infrastrutture inquinanti, come finora ha ampiamente fatto al di là di ogni pubblico impegno per la sostenibilità.

Questo è uno dei nostri auguri per il 2021: perché una mobilità più sostenibile, equa e resiliente significa una società più sostenibile, equa e resiliente.

Greenpeace Italy volunteers send a message in Rome and Milan to local governments and mayors to restart city life after the coronavirus (COVID-19) lockdown with sustainable mobility.