Volunteers in Glasgow take part in the Global Day of Action for COP26, calling on the UK Government and world leaders to stop failing us on the climate crisis.

Destano grave preoccupazione le mosse del governo saudita, finalizzate a paralizzare i colloqui sul clima alla COP26 di Glasgow.

Le mosse del governo saudita per bloccare le trattative alla COP26

Venerdì sera i negoziatori sauditi si sono mossi per bloccare le trattative sulla redazione della cosiddetta cover decision, il documento finale che esprime il messaggio principale che esce da una COP, spiegando in sostanza qual è il risultato finale dei negoziati.

Molti Paesi chiedono che la COP26 mandi un messaggio chiaro sul bisogno di accelerare gli interventi per contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5°C, ma senza un accordo su questo punto – cruciale – non ci sarà una cover decision e senza una tale decisione il risultato di Glasgow sarà un sostanziale fallimento. Fra chi ha più bisogno di decisioni concrete e a protezione del clima ci sono soprattutto i Paesi che potrebbero addirittura scomparire a causa della crisi climatica in corso.

Le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici

Il governo saudita ha inoltre bloccato gli sforzi per ottenere progressi sulle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, ovvero un punto chiave dell’Accordo di Parigi. Si tratta di aiutare milioni di persone in tutto il mondo a far fronte agli impatti dell’emergenza climatica. La mancanza di progressi su questo versante renderebbe difficile per i Paesi vulnerabili, compreso il blocco delle nazioni africane, firmare qualsiasi accordo finale, rendendo quindi meno probabile il successo della COP26.

Ogni decisione richiede il consenso da parte di tutti i 196 Paesi, così l’Arabia Saudita rischia di far saltare l’obiettivo di 1,5°C

I negoziatori sauditi sono in grado di minare i negoziati perché ogni decisione richiede il consenso da parte di tutti i 196 Paesi presenti, il che significa che una singola nazione può porre il veto sulle questioni in discussione. Nell’ambito dell’UNFCCC le decisioni devono essere prese per consenso perché l’Arabia Saudita, sin dal Summit della Terra di Rio del 1992, ha sempre bloccato ogni ipotesi di decisione a maggioranza sui temi climatici.

Gli altri governi devono ora isolare la delegazione saudita, se vogliono che questa COP abbia successo per tutti, e non solo per i Paesi che hanno interessi nei combustibili fossili.

È indubbio che la ricchezza e l’economia dell’Arabia Saudita siano basate sui combustibili fossili e che la necessaria transizione energetica sarà impegnativa, ma la comunità scientifica ha dimostrato che questo è l’unico modo per garantire il futuro dell’umanità. La regione del Golfo ha un grande potenziale  di energie rinnovabili, che possono stimolare un’economia basata su equità e giustizia, con posti di lavoro migliori per un ampio segmento della società.

Basta investire su petrolio, gas e carbone!

Alluvioni, incendi, siccità: mentre la vita sul Pianeta è sconvolta da eventi estremi causati dai cambiamenti climatici, i principali istituti finanziari, di credito e assicurativi continuano a investire nel settore dei combustibili fossili e a finanziare chi inquina, gettando benzina sul fuoco della crisi climatica. Se vogliamo limitare le conseguenze dei cambiamenti climatici e salvare 1 milione di specie a rischio dobbiamo ascoltare la scienza e tagliare subito i finanziamenti all’espansione di gas, petrolio e carbone. Chiedi alle banche e alle compagnie di fare la loro parte nella lotta all’emergenza climatica: basta finanziamenti che distruggono il Pianeta!

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