.@TonnoMareblu abbiamo lasciato un messaggio per i consumatori #NotJustTuna #dalluogodipesca https://t.co/qTsFQu3FPN pic.twitter.com/e5Sza5UEbb
— Greenpeace Perugia (@GreenpeaceGLPG) 21 maggio 2016
Cosa stanno facendo?
Mettono nel carrello della spesa tutti i prodotti di Mareblu in vendita e li portano in giro tra le corsie del supermercato, impedendo così ai consumatori di diventare complici inconsapevoli della distruzione degli oceani. Azioni analoghe si sono svolte, e si stanno svolgendo ancora mentre leggi, in tutta Italia, spesso con l’aiuto di semplici consumatori che hanno deciso di “spostare le scatole”…
Perché questa iniziativa?
La nostra mobilitazione fa parte di una campagna internazionale di Greenpeace contro Thai Union – il colosso del tonno in scatola proprietario in Italia del marchio Mareblu – accusato di praticare una pesca non sostenibile. Proprio in queste settimane la nave di Greenpeace “Esperanza” si trova nell’Oceano indiano per rimuovere i famigerati FAD, strumenti di pesca distruttivi usati anche dalle navi che riforniscono Thai Union. Oltre 400 mila persone in tutto il mondo hanno firmato una petizione per convincere la multinazionale tailandese a cambiare rotta. E questo weekend centinaia di consumatori in Italia, Francia, Regno Unito, Canada e Stati Uniti si sono uniti a Greenpeace per agire concretamente nell’ultimo anello della catena: i supermercati.
Il futuro degli oceani dipende anche dalle scelte che facciamo ogni giorno, quando mettiamo una scatoletta di tonno nel carrello della spesa.
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