Da giorni l’espressione “ghost flights” (voli fantasma) rimbalza da un sito di informazione all’altro, a suon di tweet e dichiarazioni pubbliche. Si tratta di aerei che viaggiano del tutto vuoti (o quasi) perché le compagnie aeree devono effettuare una percentuale minima dei propri voli per conservare il diritto di decollare e atterrare  in una certa fascia oraria negli aeroporti in cui operano. Non si tratta in questo caso di un capriccio delle compagnie, ma di una regola imposta dall’Unione Europea, pena la perdita degli slot orari. 

Per comprendere l’assurdità di questa regola basta pensare a quanto ha da poco annunciato Lufthansa: per rispettare la norma, quest’inverno la compagnia tedesca dovrà effettuare circa 18 mila voli fantasma. E non è un caso isolato, perché la regola vale per tutte le compagnie aeree e Lufthansa, per quanto grande, è solo una delle tante che volano in Europa.

Tonnellate di CO₂ emesse senza motivo

Non disponendo del numero totale dei voli fantasma, e non sapendo quali aerei sono utilizzati e per quali tratte, è impossibile calcolare con precisione le emissioni di gas serra generate da questi voli del tutto inutili. Per farci un’idea, possiamo considerare una stima conservativa di 20 tonnellate di CO₂ equivalente per volo, e calcolare così che i soli voli fantasma di Lufthansa causeranno 360 mila tonnellate di CO₂ equivalente emessa senza alcun valido motivo.

Questa cifra è pari alle emissioni annuali di 240 mila auto a diesel e benzina, ed è una stima al ribasso. Considerando inoltre che in Europa Lufthansa ha una quota di mercato di circa il 17 per cento, in linea teorica si prospetta una stima di oltre centomila voli fantasma durante l’inverno, con emissioni che superano i due milioni di tonnellate di CO₂ equivalente.

Una regola in contraddizione con gli obiettivi climatici europei

Nella crisi climatica e ambientale che stiamo vivendo la regola degli slot risulta quindi insensata, dannosa e assolutamente in contraddizione con lo spirito del pacchetto “Fit for 55”, l’insieme di politiche europee che – per quanto ancora insufficienti – costituiscono il piano dell’Ue per rispettare gli obiettivi di riduzione dei gas serra e contribuire al rispetto degli Accordi di Parigi. È necessario perciò che la Commissione europea sospenda questa regola per evitare da subito ulteriori emissioni climalteranti. Ma non solo: per ridurre in maniera sostanziale l’impatto del settore dell’aviazione sul clima, il blocco dei “voli fantasmi” dovrebbe essere solo l’inizio.


Prima della pandemia di Covid-19, l’aviazione era il settore in più rapida crescita in termini di emissioni e impatto sul clima, ma ciò nonostante ha continuato a beneficiare di esenzioni fiscali e sussidi pubblici. Ora è il momento di ripensare i trasporti e ridurre l’impatto del settore aereo, iniziando con il vietare i voli a corto raggio dove esiste già un’alternativa in treno inferiore alle sei ore e investendo in alternative più sostenibili come il trasporto su rotaia.

L’Unione Europea potrebbe così dimostrare che il suo impegno per il clima non è fatto solo di parole.