Da sempre ci battiamo per sottolineare l’importanza di api e impollinatori per la produzione di cibo, per la salute degli ecosistemi e per la biodiversità tutta, ma questi animali purtroppo sono sempre più a rischio.
In questi anni ne abbiamo viste e sentite tante, compreso il tentativo di negare il fatto che le api fossero in declino e ora è il turno del Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, che preferisce negare le cause del problema pur di non mettere in discussione l’attuale modello agricolo intensivo, largamente basato sull’uso di pesticidi.
Negare che il drammatico declino di api e impollinatori sia legato all’uso di pesticidi significa negare la realtà e non voler risolvere il problema.
Chiedi al Governo Italiano e alla Commissione Europea la messa al bando dei pesticidi pericolosi per le api!
Diamo retta al canarino
Vi ricordate la storia di canarini e minatori? Le prime miniere di carbone non avevano alcun sistema di ventilazione, perciò i minatori portavano spesso nei tunnel dei canarini in gabbia. Il motivo? Un canarino che iniziava a soffocare era l’avvertimento che qualcosa non andava, che poteva esserci stata una fuga di gas. Era il “campanello di allarme” per i minatori.
Oggi possiamo considerare le api come un campanello di allarme per tutti noi esseri umani. Se loro non stanno bene, difficilmente staremo bene noi. E se non invertiamo la rotta, nei prossimi decenni il 40% delle specie di insetti conosciute rischia di finire nella lista delle specie a rischio di estinzione.
Sappiamo che le cause del declino degli impollinatori sono diverse: pesticidi, perdita di habitat naturali, monocolture, parassiti, malattie e, sempre più spesso, i cambiamenti climatici. Abbiamo però una certezza: i pesticidi – e alcuni più degli altri – costituiscono un rischio diretto e immediato per gli impollinatori, anche in Italia. Di conseguenza, eliminare le sostanze chimiche più pericolose per le api (e non solo per loro) è il modo più efficace per difenderle.
Tanto ovvio da diventare di moda
Il declino delle api nelle zone agricole è così evidente che sono nati addirittura gruppi di apicoltori per allevare api in città. Si tratta della cosiddetta apicoltura urbana, fondata anche sull’idea di stare alla larga dalle zone dove si pratica agricoltura intensiva, perché sono appunto soggette ad ampio uso di pesticidi.
Sono sempre di più anche le aziende che – vista la notorietà del problema – ospitano arnie sui loro tetti. Quasi una vera e propria moda ormai, che rischia di rasentare il greenwashing.
Indovina indovinello: chi ha fatto le seguenti affermazioni?
Eppure c’è chi prova a negare la realtà: “Credo che la salvaguardia degli impollinatori sia un obiettivo strategico (…) ma credo di non condividere in assoluto l’affermazione secondo cui queste iniziative debbano andare di pari passo con la riduzione dei fitofarmaci e il ripristino della natura”. Il declino di questi insetti e i pesticidi “non possono essere messi per forza in connessione“.
Sono parole pronunciate dal ministro italiano dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel suo intervento a Bruxelles al Consiglio Agricoltura UE, lo scorso 20 marzo.
Detto in altri termini: le api sono importanti, ma non possiamo mettere in discussione il nostro sistema produttivo.
Senza api, addio sovranità alimentare
Ora, la domanda sorge spontanea: come è possibile che un ministro dell’Agricoltura, tra l’altro dopo avere aggiunto la specifica “sovranità alimentare” alla denominazione del dicastero di cui è titolare, faccia affermazioni di questo genere negando la realtà?
Le api e gli impollinatori sono essenziali per la produzione agricola e la biodiversità. Senza mettere in discussione il nostro attuale sistema produttivo – pesticidi compresi – non potremo di certo salvaguardare né le api, né la nostra agricoltura, né tantomeno la nostra produzione alimentare.
È bene ricordare – per l’ennesima volta – che il 30% del cibo che mettiamo sulle nostre tavole dipende direttamente dall’opera di impollinazione delle api, e che fino al 75% delle nostre colture subirebbe comunque una riduzione a livello quantitativo o qualitativo senza impollinatori.
Secondo le stime della FAO, ben 71 delle 100 specie di colture che forniscono il 90% dei cibi di tutto il mondo sono impollinate dalle api. La maggior parte delle colture dell’Unione Europea dipende dall’impollinazione degli insetti. Al di là del ruolo essenziale dell’impollinazione per il mantenimento della biodiversità, il suo valore monetario annuo globale è stato stimato in centinaia di miliardi di euro. Il concetto è semplice: niente api, niente cibo!
Va da sé che fare pressione a livello europeo per affossare la proposta di dimezzare l’uso di pesticidi entro il 2030 contenuta nel Green Deal, è una mossa suicida. A maggior ragione per un Paese che può vantarsi di essere in prima fila nella produzione europea di biologico. Perciò, caro ministro, per il benessere di tutti (e non solo nell’interesse di pochi), anziché negare la realtà, conviene mettersi all’opera per modificare l’attuale modello produttivo. Diamo retta al canarino.
Chiedi al Governo Italiano e alla Commissione Europea la messa al bando dei pesticidi pericolosi per le api!