«Il Ministro Lollobrigida e Lavazza, come altri ministri europei e multinazionali come Mondelez, purtroppo fanno parte del fronte che, invece di concentrarsi sull’attuazione del Regolamento europeo per smettere di importare deforestazione (EUDR), vorrebbe indebolirlo. L’Italia dovrebbe essere in prima linea nella difesa delle foreste, non tra coloro che provano a rallentare regole necessarie a beneficio di chi continua a trarre profitto dalla deforestazione. Le foreste non possono più aspettare e le regole previste dall’EUDR sono chiare, approvate democraticamente, note da tempo: è il momento di smettere di lamentarsi e iniziare a rispettarle». Così Martina Borghi, campaigner Foreste di Greenpeace Italia, commenta l’intensificarsi delle pressioni contro l’applicazione dell’ EUDR, la cui entrata in vigore è prevista per il 30 dicembre 2025, dopo un primo rinvio deciso lo scorso ottobre.
La settimana scorsa, aziende come Lavazza e Mondelez hanno chiesto pubblicamente un ulteriore posticipo, sostenendo di non essere pronte a rispettare i nuovi obblighi di due diligence e tracciabilità. Alle pressioni del settore privato, si sono aggiunte quelle politiche: il 7 luglio, 18 Stati membri dell’UE, tra cui anche l’Italia, hanno scritto alla Commissione europea per chiederle di alleggerire il regolamento, rimuovere presunti “oneri eccessivi e ridondanti” per i Paesi a basso rischio, escludere alcuni Stati dagli obblighi di tracciabilità e, in attesa delle proposte di “semplificazione”, valutare un ulteriore rinvio nell’applicazione dell’EUDR.
A rendere ancora più evidente il tentativo di sabotaggio, il 9 luglio il Parlamento europeo ha approvato una mozione del deputato austriaco Alexander Bernhuber (PPE) che chiede alla Commissione di ritirare il regolamento attuativo sul country benchmarking, uno strumento fondamentale per classificare i Paesi in base al rischio di deforestazione (“alto”, “standard” o “basso”). Senza questo strumento, l’EUDR non potrebbe essere applicato nei tempi previsti. La mozione propone anche l’introduzione di una nuova categoria – quella di “rischio trascurabile” – che comporterebbe l’esenzione totale dagli obblighi di tracciabilità, rendendo il sistema vulnerabile a frodi e riciclaggio, svuotando di significato ed efficacia l’intero regolamento.
Tutto questo accade nonostante negli scorsi anni l’EUDR sia stato negoziato e approvato da Parlamento, Consiglio e Commissione UE, con il sostegno della società civile e di tante cittadine e cittadini europei. Il regolamento, peraltro, prevede già una revisione nel 2026: è quindi urgente e necessario che entri in vigore nei tempi previsti, con piena responsabilità delle aziende e controlli adeguati delle autorità competenti.
Greenpeace, insieme ad altre ONG della coalizione Together4Forests, ha inviato una lettera aperta alla Commissione europea chiedendo di respingere con fermezza ogni ulteriore tentativo di rinvio e indebolimento del regolamento, e di garantire che l’EUDR venga attuato integralmente e senza compromessi per proteggere le foreste e i diritti umani.