La coalizione “Stampa libera per il clima” annunciata da Greenpeace Italia a fine maggio prende ufficialmente forma con l’adesione delle prime testate giornalistiche italiane che hanno scelto di impegnarsi per una corretta informazione sul clima, libera dai finanziamenti (e dai condizionamenti) delle aziende dei combustibili fossili.
Le prime dieci testate che hanno aderito all’appello di Greenpeace sono Il Fatto Quotidiano, ilfattoquotidiano.it, Altreconomia, Greenreport, La Svolta, Nextville, QualEnergia, Radar Magazine, TeleAmbiente e Valori. I direttori e le direttrici delle testate firmatarie si sono formalmente impegnati a «offrire un’informazione libera, completa, onesta e trasparente, senza omettere le responsabilità dell’industria dei combustibili fossili e l’inazione della politica, né la disponibilità di soluzioni per una rapida transizione verso le fonti rinnovabili». Le testate firmatarie si sono inoltre impegnate a rifiutare ogni forma di finanziamento dell’industria dei combustibili fossili, principale responsabile della crisi climatica che stiamo vivendo.
«Questa iniziativa si ispira a un analogo impegno preso alcuni anni fa dal quotidiano inglese The Guardian, tra i più letti e influenti del mondo, diventato un punto di riferimento per l’informazione sul clima», spiega Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia. «Oggi le prime adesioni alla coalizione “Stampa libera per il clima” mostrano che un’informazione libera dai condizionamenti delle aziende fossili è possibile anche in Italia. Siamo certi che altre testate si uniranno presto, ma in questi giorni abbiamo anche scoperto che la dipendenza economica di giornali, radio e tv dalle aziende inquinanti è molto più estesa di quanto si potesse immaginare, e questo costituisce un pericolo non solo per l’informazione sul clima, ma anche per la democrazia».
Come dimostrato dai risultati del monitoraggio commissionato da Greenpeace Italia all’Osservatorio di Pavia, sui media italiani la crisi climatica continua inoltre ad avere scarsa visibilità, mentre aumentano le pubblicità delle aziende inquinanti che ne sono maggiormente responsabili. Anche la classifica dei cinque quotidiani italiani più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Avvenire) elaborata da Greenpeace mostra come i più importanti giornali nazionali, seppure con qualche distinguo, sono ancora ben lontani dall’offrire un’informazione sul clima libera e completa.
«Da oggi chi cerca un’informazione indipendente sulla crisi climatica può guardare alle testate che hanno aderito alla coalizione “Stampa libera per il clima”», dichiara Federico Spadini della campagna Clima di Greenpeace Italia. «Ma questa è anche l’occasione per rivolgere un appello al resto del giornalismo italiano affinché si affranchi dal ricatto economico esercitato dalle aziende del gas e del petrolio attraverso le loro pubblicità infarcite di greenwashing. Solo un’informazione libera potrà offrire a cittadini e politici gli strumenti necessari per comprendere e affrontare la gravità del riscaldamento globale, che minaccia la salute del pianeta e la vita di miliardi di persone».
Per tutto il 2023, Greenpeace continuerà a monitorare l’informazione climatica e a fare pressione sulle testate italiane per aderire all’appello di “Stampa libera per il clima”, nell’ambito della campagna “Stranger Green” contro il greenwashing. Le testate interessate a sottoscrivere l’appello possono contattare l’ufficio stampa di Greenpeace Italia all’indirizzo email [email protected].