Dopo anni di ritardi è iniziata in queste ore la pericolosa operazione di rimozione di oltre un milione di barili di petrolio dal cargo in disfacimento FSO SAFER, al largo delle coste dello Yemen. Una seconda petroliera, la ex Nautica ora ribattezzata Yemen, si sta avvicinando alla SAFER per iniziare l’operazione coordinata dalle Nazioni Unite che dovrebbe porre fine alla vicenda, quasi decennale, iniziata allo scoppio della guerra nel Paese mediorientale.
«La petroliera abbandonata FSO SAFER e il suo carico di 1.1 milioni di barili di petrolio costituiscono una bomba a orologeria che, dal 2015, rischia di provocare una catastrofe umanitaria, ambientale ed economica. Ed è solo grazie agli sforzi eroici dell’equipaggio e a una grande dose di fortuna se non si è verificata una catastrofe», dichiara Ghiwa Nakat, direttore esecutivo di Greenpeace MENA (Middle East and North Africa). «Sebbene l’operazione di salvataggio comporti dei rischi, non intervenire sarebbe ancora più pericoloso. Ci auguriamo che l’operazione di messa in sicurezza sia l’ultimo capitolo di questa terrificante vicenda di cui sono responsabili le compagnie petrolifere».
Le Nazioni Unite stanno cercando disperatamente di raccogliere i fondi necessari per l’operazione, anche tramite una campagna di crowdfunding. Ulteriori finanziamenti serviranno per le fasi successive, ma la cifra complessiva per la messa in sicurezza rappresenta solo una minima parte dei profitti accumulati negli ultimi anni dalle compagnie petrolifere. Come ha dimostrato un’indagine diffusa nel settembre del 2022 da Greenpeace International, alcune delle maggiori compagnie di combustibili fossili come TotalEnergies, Exxon, Occidental e OMV hanno usato la FSO SAFER per decenni. Ma finora non hanno offerto alcun aiuto per prevenire la fuoriuscita di petrolio nel Mar Rosso.
I rischi di uno sversamento di petrolio o di un’esplosione pendono come una spada di Damocle sulle teste di milioni di persone che vivono nella regione. Una simile catastrofe potrebbe infliggere danni irreparabili agli ecosistemi del Mar Rosso e ai mezzi di sostentamento delle comunità costiere, già colpiti dalla guerra in corso, dalla crisi umanitaria in Yemen e dagli impatti della crisi climatica. La minaccia incombente non potrà essere scongiurata finché il petrolio non verrà completamente rimosso in modo sicuro.