
È notizia di queste ore il via libera da parte del Ministero della Transizione Ecologica a 9 progetti di sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas fossile a terra e in mare, in Adriatico – tra Veneto e Abruzzo – e al largo della costa meridionale della Sicilia.
Come riporta Il Sole 24 Ore, l’Unmig – ovvero l’Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse, passato dal Ministero dello Sviluppo Economico a quello della Transizione Ecologica dopo la nascita di quest’ultimo – ha inoltre ”prorogato la concessione a 13 giacimenti in mare, di cui 12 dell’Eni e uno dell’Energean”.
Ci stiamo dunque chiedendo: come possono coesistere questi nuovi progetti con gli annunci che abbiamo sentito nelle ultime settimane? È questo che il governo Draghi intende per transizione ecologica? Ancora petrolio e gas fossile?
Seppur riferite a procedimenti in corso da anni, queste nuove autorizzazioni non sono accettabili. Anche se a livello formale non ricadono nella moratoria prorogata sino a fine settembre solo qualche settimana fa, di fatto assistiamo a un nuovo assalto al nostro territorio, al nostro mare, che non va nella direzione necessaria per la decarbonizzazione di cui abbiamo bisogno.
Come abbiamo ribadito insieme a WWF e Legambiente, in Italia continua a mancare una legge analoga a quelle approvate in Francia e, recentemente, in Danimarca (uno dei maggiori produttori di petrolio della Ue) che stabilisca un chiaro termine ultimo di validità delle concessioni di coltivazioni in essere. E che preveda, di conseguenza, un fermo di tutte le attività ad esse correlate, oltre che un fermo delle autorizzazioni per nuove attività di ricerca e prospezione degli idrocarburi.
Non è certo provando a sfruttare le (poche) riserve nazionali di gas fossile e petrolio che riusciremo a centrare gli obiettivi ambientali e climatici che il nostro Paese dice di voler raggiungere.
Abbiamo invece bisogno di una rapida, giusta e reale transizione energetica basata sulla creazione di una filiera italiana di rinnovabili e accumuli. Una rivoluzione che porterebbe benefici a clima, ambiente ed economia, con la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro, come abbiamo dimostrato nel nostro rapporto “Italia 1.5”.