Quando, alcuni anni fa, abbiamo iniziato a denunciare gli impatti sempre più evidenti della plastica e delle microplastiche sul mare, avevamo un obiettivo chiaro: chiedere interventi urgenti alla politica per limitare l’abuso di plastica usa e getta.
Per riuscirci avevamo bisogno del sostegno di chi ama il mare: velisti, surfisti, appassionati di immersioni e amanti della natura nonché di volontarie e volontari, attivisti e attiviste e di chiunque sostiene Greenpeace.
Oggi siamo orgogliosi di dirvi che insieme abbiamo ottenuto un primo importante traguardo!
Finalmente entra in vigore anche in Italia la direttiva europea sulle plastiche monouso. Si tratta di un primo provvedimento, non risolutivo, che però segna una svolta importante.
A partire da domani, infatti, non potranno più essere venduti molti oggetti in plastica monouso come:
- piatti
- posate
- cannucce
- agitatori per bevande
- aste per palloncini
- bastoncini cotonati
- alcuni contenitori in polistirolo.
A questi divieti si aggiungono inoltre importanti norme sulla riduzione del consumo (per bicchieri e alcuni imballaggi), obiettivi più ambiziosi di raccolta separata per le bottiglie e l’obbligo di usare quantità crescenti di materiale riciclato per produrle, rigorosi meccanismi di responsabilità estesa del produttore per palloncini, filtri di sigarette, salviette umidificate e attrezzi da pesca.
Questo importante successo appartiene anche a tutti coloro che sin dall’inizio hanno partecipato alla nostra campagna contro la plastica monouso.
Nel recepire la legge comunitaria, l’Italia ha però confermato di avere un approccio miope ai temi ambientali, che conferma la finzione ecologica del Governo Draghi. Sono state infatti introdotte deroghe ed esenzioni ingiustificate che violano i dettami comunitari e che espongono il nostro Paese a una procedura d’infrazione. Per i prodotti destinati ad entrare in contatto con gli alimenti, come le stoviglie, il provvedimento italiano consente infatti di aggirare il divieto europeo ricorrendo ad alternative in plastica biodegradabile e compostabile che, in base alla norma comunitaria, dovrebbero invece essere considerate al pari di quelle ricavate da plastiche derivate da petrolio e gas fossile.
Un’ulteriore violazione imputabile al nostro Paese è l’esclusione dall’ambito di applicazione della direttiva dei prodotti dotati di rivestimento in plastica con un peso inferiore al 10 per cento dell’intero prodotto. Se l’Italia voleva proteggere gli interessi dell’industria della plastica a scapito dell’ambiente possiamo dire che ha centrato l’obiettivo.
Grazie al vostro supporto noi continueremo a sfidare le multinazionali ad assumersi le proprie responsabilità sul packaging che mettono in commercio e fare pressione sui governi affinché promuovano una vera transizione ecologica, priva di compromessi al ribasso, e modelli di produzione sostenibili in grado di limitare al minimo l’impatto sull’ambiente .
Intanto, questa prima grande vittoria, ottenuta col prezioso sostegno di chi ama il mare, infonde forza e speranza.