Fa molti annunci e incensa spesso la sua presunta “svolta green”, ma la realtà è che ENI continuerà di fatto nei prossimi anni ad avere al centro del proprio business gas fossile e petrolio. Così, insieme a ReCommon, abbiamo deciso di farci sentire proprio alla vigilia dell’assemblea degli azionisti di ENI, che ancora una volta si terrà a porte chiuse e senza azionisti, impedendo la possibilità di dibattito su scelte strategiche importantissime in un momento storico tanto delicato.  

La giustizia climatica

Per questo oggi i nostri attivisti e le nostre attiviste hanno aperto un banner con il messaggio “ENI killer del clima, nei pressi dello storico stabilimento dell’azienda a Porto Marghera. Solo pochi giorni fa, infatti, la Commissione per i diritti umani delle Filippine (CHR) ha pubblicato un’ indagine pluriennale su numerose società – tra cui ENI – sui danni associati alle violazioni dei diritti umani che derivano dai cambiamenti climatici di cui queste compagnie sono responsabili. Il rapporto della commissione filippina stabilisce una solida base per affermare che le attività commerciali distruttive per il clima delle compagnie di combustibili fossili e del cemento sono una minaccia per i diritti umani.

I piani di ENI per i prossimi anni: fossile, fossile e ancora fossile

Secondo quanto contenuto nell’analisi della strategia di decarbonizzazione di ENI al 2050 – pubblicata dall’autorevole associazione francese Reclaim Finance, con cui abbiamo collaborato insieme a ReCommon – i piani del Cane a sei zampe non sono in linea con quanto richiesto dagli scenari “net zero” dell’IPCC e dell’Agenzia Internazionale dell’Energia per limitare l’aumento della temperatura media globale entro 1,5°C ed evitare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici

ENI nel breve termine continuerà ad aumentare la propria produzione di petrolio e gas fossile e nasconde l’aumento delle sue emissioni con soluzioni fasulle come la cattura e lo stoccaggio della CO2 – che fino ad ora non ha mai funzionato, oppure – schemi di offsetting forestale che, seppur attivi da decenni, non hanno protetto le foreste che continuano a degradarsi.

L’ultima perla che abbiamo ascoltato è la bufala della fusione nucleare,  spacciata come disponibile nel prossimo decennio, a dispetto delle affermazioni degli esperti del settore che non la ritengono praticabile prima del 2060.