Nonostante la crisi climatica sia considerata dagli scienziati la più grave emergenza ambientale della nostra epoca, viene in buona sostanza ignorata sia dai TG che dai programmi televisivi di approfondimento nel nostro Paese. È quanto emerge dallo studio che abbiamo commissionato all’Osservatorio di Pavia, un istituto di ricerca specializzato nell’analisi della comunicazione, che ha esaminato nel periodo gennaio-aprile 2022 tutte le edizioni di prima serata dei telegiornali andati in onda su Rai, Mediaset e La7, e un campione di sei trasmissioni televisive di approfondimento:
- Unomattina e Cartabianca per la Rai
- Mattino 5 news e Quarta Repubblica per Mediaset
- L’Aria che tira e Otto e mezzo per La7.
I TG dedicano al clima meno dell’1% delle notizie
I risultati mostrano che nei quattro mesi in cui è stata condotta l’indagine, i telegiornali esaminati hanno trasmesso 14.211 notizie, ma solo 96 hanno trattato la crisi climatica, pari ad appena lo 0,7% del totale. Persino le testate più attente al riscaldamento del pianeta, cioè il TG5, il TG1 e il TG3, non hanno trasmesso più di 6 servizi al mese esplicitamente dedicati alla crisi climatica. Fanalino di coda il TG La7 e il TG4, che in media hanno parlato di cambiamenti climatici appena una volta ogni due mesi.
Non molto più confortante l’operato delle trasmissioni televisive di approfondimento, in cui si è parlato della crisi climatica in appena 24 puntate delle 388 andate in onda nei quattro mesi dell’indagine, pari al 6% del totale. Il programma più virtuoso è Cartabianca (Rai), che ha affrontato il tema in un terzo delle puntate trasmesse e sempre in modo esplicito, mentre Unomattina (Rai) è la trasmissione che ha parlato di crisi climatica nel maggior numero di puntate, pari a 12. In fondo alla classifica le due trasmissioni di La7: L’Aria che tira non ha mai parlato della crisi climatica, mentre Otto e mezzo l’ha fatto soltanto una volta e in modo implicito.
Responsabili e “greenwashing” non sono mai menzionati
Sebbene in tv la crisi climatica sia raccontata principalmente come un problema ambientale e il soggetto che ha più voce siano gli esperti, anziché le aziende come avviene sulla stampa, nei telegiornali i combustibili fossili sono citati fra le cause appena una volta su dieci e non viene mai indicato alcun colpevole del riscaldamento globale. In modo analogo, nei programmi televisivi le compagnie petrolifere sono citate solo una volta tra i responsabili. Infine, il problema del greenwashing non viene mai menzionato né dai telegiornali né dalle trasmissioni di approfondimento.
La scarsa attenzione dei principali telegiornali e delle trasmissioni TV conferma quanto già avevamo riscontrato analizzando i 5 quotidiani più letti in Italia: il riscaldamento del pianeta trova poco spazio nell’agenda mediatica e politica, impedendo ai cittadini di percepire la gravità della minaccia e ritardando gli interventi di cui avremmo urgente bisogno per evitare gli scenari peggiori del riscaldamento globale. La siccità, le ondate di calore e gli incendi che stiamo vivendo mostrano che non c’è più tempo: se non vogliamo bruciare insieme al pianeta, dobbiamo smettere di nascondere la testa sotto la sabbia e fare in modo che la crisi climatica trovi più spazio in tv e nei programmi elettorali delle prossime elezioni politiche.
La pericolosa dipendenza dei media dalle aziende inquinanti
Se vogliamo preservare la libertà di stampa e consentire a cittadine e cittadini di conoscere la verità sulla crisi climatica, dobbiamo rompere il patto di potere che incatena i mass media all’industria dei combustibili fossili. Per questo abbiamo lanciato la nuova campagna “Stranger Green” contro il greenwashing, con cui analizzeremo periodicamente le notizie relative al clima su stampa e televisione per l’intero 2022, per sollevare un dibattito pubblico sulla necessità di liberare i media italiani dai condizionamenti dell’industria del gas e del petrolio.
Insieme a più di trenta organizzazioni internazionali, sosteniamo inoltre una Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni delle aziende legate ai combustibili fossili, che minacciano la libertà di stampa e la salute delle persone e del pianeta. Se entro ottobre la petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti” raggiungerà il traguardo di un milione di firme raccolte, la Commissione europea sarà obbligata a discutere una proposta di legge per mettere fine alla propaganda ingannevole delle aziende inquinanti che alimentano la crisi climatica.
Aiutaci in questa battaglia: FIRMA ANCHE TU!