La scorsa settimana l’allarme smog a Roma, così come a Milano, Torino e in molte altre città d’Italia, e le polemiche connesse sui decreti dei sindaci, hanno contribuito a un acceso dibattito sul tema dell’inquinamento atmosferico. Per circa 10 giorni consecutivi infatti, in molti grandi centri le polveri sottili hanno superato in modo continuativo il valore consentito, oltrepassando in modo “stabile” il limite giornaliero di PM10 di 50 microgrammi per metro cubo. Peccato però che nella maggior parte dei casi si sia discusso dei contenuti sbagliati, anche con la complicità di titoli e servizi fuorvianti da parte dei media.

Inquina più un’auto diesel o una stufa a pellet? Ha senso bandire le auto di più recente produzione? Perché i valori delle polveri sottili non migliorano, anche dopo giorni di blocco al traffico? Queste e altre sono certamente domande rilevanti, ma mancano completamente il punto: perché non ci occupiamo di quali sono le cause dell’inquinamento atmosferico e le conseguenze (molto preoccupanti) sulla salute dei cittadini? E perché non vengono prese misure strutturali che agiscano sulle cause dello smog?

L’inquinamento che produciamo, unito alle condizioni meteorologiche che si stanno verificando in Italia dall’inizio dell’anno, hanno portato a un innalzamento critico dei valori di PM10, soprattutto nelle città.

Sappiamo che le fonti emissive sono tante:

  • riscaldamento,
  • industria,
  • allevamento intensivo,
  • e ovviamente trasporti.

In queste giornate di emergenza sono stati presi provvedimenti emergenziali, a cui i sindaci sono spinti dalle normative e che hanno l’importante effetto di non far aumentare ulteriormente i livelli delle polveri sottili. Non è vero quindi che i provvedimenti come il blocco temporaneo e parziale del traffico privato non servono a niente: hanno lo scopo di non aggravare i livelli di inquinamento atmosferico e permettere così, quando si verificheranno condizioni meteorologiche più “fortunate”, di ridurre lo smog e rientrare nei limiti di legge.

È vero però che non sono abbastanza, soprattutto se non sono accompagnate da misure ambiziose, strutturali e di lungo termine che ci permettano di respirare aria pulita e vivere sempre meno in situazioni di emergenza. Su questo le amministrazioni locali possono e devono fare molto.

L’aria di Roma

Prendiamo la città più discussa degli ultimi giorni, Roma.

Ebbene, sono ormai quasi due anni che la sindaca Raggi ha annunciato il bando di tutti i diesel dal centro della città entro il 2024. Ma cosa è stato fatto finora?

Ben poco: i diesel fino a Euro 3 sono stati banditi da una parte della città (il cosiddetto anello ferroviario) lo scorso novembre, ma non c’è traccia degli altri passi che si intendono fare per arrivare all’obiettivo del 2024. L’amministrazione capitolina ha promesso da molto tempo un cronoprogramma per il bando dei diesel in un’ottica di decarbonizzazione dei trasporti, ma finora non si è visto nulla. E questo non solo compromette la possibilità di rispettare gli impegni presi, ma mette anche i cittadini nella difficile condizione di non sapere cosa succederà da qui al 2024. E non devono essere i cittadini a scontare gli effetti di tali limitazioni, che devono quindi essere accompagnate da misure significative per migliorare il trasporto pubblico, e promuovere forme di mobilità alternativa, condivisa ed elettrica. Il problema non è dunque il blocco dei diesel per fronteggiare l’emergenza, ma piuttosto la mancanza di azione e programmazione per uscire da questa emergenza smog e non rientrarci più.

Nel resto del Lazio

Se Roma piange, il Lazio non ride. Anche qui i problemi di inquinamento atmosferico sono molto seri, ma ciò che è davvero problematico è che la Regione Lazio ha un Piano per il Risanamento della Qualità dell’Aria (PRQA) del tutto inadeguato. Basti pensare che risale ormai al 2009 (11 anni fa!), e che quindi non rispetta nemmeno l’ultima direttiva europea sulla qualità dell’aria recepita nel 2010. In passato ci siamo fatti sentire forte e chiaro dal presidente della Regione Zingaretti, e da tempo è stata annunciata l’elaborazione di un aggiornamento del piano. Finora però non si è visto nulla, e questo è inaccettabile: i cittadini di Roma e del Lazio hanno il diritto di respirare aria pulita.

Quello che questi due casi ci dimostrano è che per superare le emergenze non bastano risposte emergenziali, ma servono interventi strutturali. Servono piani seri e concreti che finora sono stati solo annunciati ma mai presentati, e questa situazione dura davvero da troppo tempo. Per questo chiediamo al Comune di Roma di pubblicare al più presto la tabella di marcia per arrivare al bando dei diesel dal centro città entro il 2024, e alla Regione Lazio di aggiornare il PRQA senza ulteriori inutili attese. Non c’è davvero tempo da perdere se non vogliamo entrare in uno stato di emergenza permanente.