Quando abbiamo letto la notizia, da un post sui social, pensavamo ad uno dei titoli di Lercio, invece, guardando bene la fonte e leggendo l’articolo, era tutto vero: Eni, attraverso un accordo stipulato con l’ANP (Associazione Presidi Italiani), avrebbe tenuto seminari di aggiornamento sulle tematiche ambientali (cambiamento climatico, ciclo dei rifiuti, sostenibilità, inquinamento e bonifiche) ai docenti delle scuole italiane, dalla primaria alla secondaria di secondo grado.

Eravamo – e siamo – scioccate, amareggiate, deluse, in altre parole: nere, come il petrolio che Eni estrae. Detto sinceramente, non ci aspettavamo una scelta del genere da parte dell’ANP, l’ente che rappresenta i presidi, i nostri dirigenti scolastici.

Dal blog sul Fatto Quotidiano

Perché scegliere il colosso del petrolio per parlare di ambiente?

Che vergogna! Ascoltare le proposte in termini di bonifiche, cambiamenti climatici e rifiuti proprio da chi ha fatto in questi campi scempi incredibili! Dove ci porterà questa china? Un giorno vedremo dei criminali che danno lezioni di legalità ai nostri figli? Non è forse come mettere la volpe a guardia del pollaio?

Parliamo infatti di una multinazionale che può essere annoverata fra le maggiori responsabili dei cambiamenti climatici e della contaminazione del Pianeta attraverso lo sfruttamento e l’estrazione dei combustibili fossili, accusata di disastro ambientale, corruzione,  e che di recente è stata anche multata dall’Antitrust per pubblicità ingannevole proprio perché spacciava per “green” il proprio “Diesel+”.

Anche Amnesty International , insieme a Greenpeace Italia, aveva evidenziatogravi negligenze da parte delle aziende petrolifere Shell ed Eni, il cui approccio irresponsabile alle fuoriuscite di petrolio nel Delta del fiume Niger sta aggravando la crisi ambientale in quella regione della Nigeria“.

La scuola non è un’azienda!

Certo, da quando le scuole sono diventate delle vere e proprie “aziende”, con giornate di promozione dei loro “prodotti” (i cosiddetti open days), abbiamo capito che le aziende private avrebbero corteggiato in tutti i modi non solo noi insegnanti, ma anche  studenti e studentesse, ma essere così spudorati… no, onestamente non ce lo aspettavamo!

 Ma di che ci meravigliamo… ad ottobre, Total, in Val d’Agri ha invitato le scuole a visitare i suoi impianti!ì

Quando abbiamo appreso dall’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti che, dal prossimo anno scolastico, l’Italia sarebbe diventato il primo paese al mondo a rendere obbligatorio lo studio dei cambiamenti climatici, come TeachersForFuture Italia ci siamo subito resi conto che bisognava rivoluzionare totalmente il ruolo che ha la scuola nella nostra società.

Come insegnanti, sappiamo bene che la scuola non può più permettersi di riprodurre l’ideologia che ritiene – ad esempio- che automobili e industrie chimiche, allevamenti intensivi e cementificazione si possano definire “progresso”.  Che occorre declinare le materie di studio tramite un approccio critico al modello di sviluppo dominante. 

Sappiamo anche che la scuola dovrebbe essere un modello di organizzazione che si basa sull’applicazione di un nuovo paradigma ecologico.

Riteniamo anzi che bisognerebbe muovere  una critica alla formazione di figure professionali dedicate a industrie climalteranti e che il MIUR dovrebbe abbandonare ogni collaborazione con aziende che basano le proprie attività sulla commercializzazione di energia da fonti fossili (Eni, Enel, ecc.), imponendo i più alti standard di certificazione ambientale alle aziende coinvolte nei percorsi di alternanza scuola/lavoro.

La mobilitazione degli insegnanti

La scelta da parte dell’ANP di accreditare Eni come un partner virtuoso nel raggiungimento della sostenibilità ambientale, cosa che evidentemente non è, oltre ad offendere il buonsenso, offende anche l’intelligenza di tanti docenti che hanno sempre insegnato l’educazione ambientale ed il rispetto per i Diritti Umani ai ragazzi.

Ci chiediamo come l’ANP possa essere così cieca da pensare che la formazione dei docenti sul tema del Climate Change possa avvenire in un contesto in cui è così evidente il conflitto di interessi.

Per questi motivi, come portavoce dei TeachersforFuture Italia, abbiamo proposto ai colleghi di aderire alla diffida contro Eni (indirizzata all’Associazione dei Dirigenti e al Ministero della Pubblica Istruzione) promossa dal team “Legalità per il clima” di Michele Carducci, professore ordinario di Diritto climatico dell’Università del Salento insieme a Raffaele Cesari e Luca Saltalamacchia. Con essa cercheremo di far ​valere la Convenzione per la tutela dei diritti dei minori, la Convenzione di Aarhus sulla informazione ambientale, il Regolamento UE 1367/2006 (art. 6) sulla priorità dell’interesse alla verità in tema di emissioni climalteranti e la giurisprudenza della Corte costituzionale sulla c.d. “riserva di scienza” (sulle questioni scientifiche non si può mentire nei luoghi educativi).

Quale insegnamento diamo alle future generazioni? Che altro devono fare i ragazzi e le ragazze per far capire che siamo alla frutta e che chi ha rovinato il nostro Pianeta è credibile solo in virtù dei soldi che sborsa per esserlo?

Infine, altri insegnanti hanno già lanciato una petizione su  CHANGE che tutte e tutti possono firmare!

Monica Capo e Francesca Zazzera – Teachers for Future Campania

Mobilitazione dei Fridays For Future davanti il quartier generale Eni