ENI refinery in Livorno (Tuscany).

ROMA, 02.11.21 – L’area del SIN di Livorno, di pertinenza per il 95% di ENI, è caratterizzata da elevati livelli di contaminazione nelle acque e nei terreni con sforamenti oltre i limiti di legge di benzene, un noto cancerogeno per gli esseri umani. Lo rivela una nuova indagine dell’Unità Investigativa di Greenpeace.

Nonostante l’area sia inserita tra i SIN (Siti di interesse nazionale), le bonifiche non sono mai iniziate. Eppure, nel 2019 ENI e Regione Toscana hanno approvato un accordo – confermato nel 2020 – per costruirvi un nuovo impianto destinato a bruciare ogni anno fino a 200 mila tonnellate di plastica e CSS (combustibile solido secondario), con un investimento da 250 milioni di euro per produrre metanolo da utilizzare come carburante.

I comitati locali sono preoccupati e gli esperti confermano che i rischi per la salute sono molto elevati: «Nell’area SIN di Livorno si registrano eccessi di mortalità per tutte le cause, malattie cardiovascolari e mesoteliomi», afferma Fabrizio Bianchi, epidemiologo del CNR. «Il dato di malformazione sui nuovi nati è più alto che a Taranto, in particolare per quel che riguarda la spina bifida, una patologia associata anche al benzene», continua Maurizio Marchi di Medicina Democratica, associazione di epidemiologi e medici in difesa della salute. «Il nuovo impianto progettato da ENI e Regione Toscana non dovrebbe essere fatto: non è il caso di aggiungere neppure un fiammifero acceso all’inquinamento di quest’area», aggiunge Marchi.

I documenti ufficiali ottenuti da Greenpeace tramite richieste di accesso agli atti al Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), ARPA Toscana, Regione Toscana e ISPRA mostrano una diffusa contaminazione che interessa anche l’area del SIN di Livorno dove dovrebbe nascere l’impianto: le acque sono inquinate con picchi di benzene fino a 2.350 microgrammi per litro quando il limite di legge è pari a 1 microgrammo. Ma gli sforamenti riguardano anche composti organici volatili, nichel, arsenico e ferro, e interessano anche i terreni.

«Chi vive vicino ai SIN soffre da decenni e ha il diritto, come chiunque, di vivere in un ambiente pulito e non contaminato», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace. «Bisogna dare assoluta priorità alle bonifiche dei SIN: prima di realizzare un nuovo impianto occorre un efficace risanamento dell’area».

I bandi per l’economia circolare previsti nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) pubblicati di recente dal MiTE prevedono l’erogazione di finanziamenti per realizzare nuovi impianti di waste to chemical per la produzione di metanolo/etanolo/idrogeno per plastiche circolari, prodotti chimici e biocarburanti. Un bando che, secondo la versione del progetto visionata da Greenpeace, sembra cucito su misura per realizzare il nuovo impianto di ENI nel SIN di Livorno, ovvero ottenere metanolo da rifiuti in plastica da usare come carburante, spacciando questa falsa soluzione per economia circolare.  

«Trasformare gli scarti plastici non riciclabili e usarli come carburanti sposta solo il problema da un comparto ambientale all’altro: così facendo aumenteremo le nostre emissioni di gas serra in un pianeta già surriscaldato per l’emergenza climatica. Nelle prossime settimane vigileremo affinché il progetto di ENI non venga finanziato con i soldi pubblici del PNRR», conclude Ungherese.

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