L’emergenza climatica ha un impatto anche sulla salute mentale e sul benessere psicologico, in particolare su quello dei giovani italiani, alimentando sentimenti di ansia, sfiducia e rabbia nei confronti del futuro. È quanto emerge dall’indagine realizzata per noi e ReCommon dall’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management (IEP), i cui esiti sono stati pubblicati sul Journal of Health and Environmental Research. Si tratta della prima indagine nazionale su un vasto campione relativa alle conseguenze dell’emergenza climatica sulla salute mentale e sulla vita quotidiana dei giovani in Italia.
L’indagine ha coinvolto 3.607 persone tra i 18 e i 35 anni, che hanno compilato un questionario diffuso tra giugno e novembre 2024 da Unione degli universitari (UDU) e Rete degli studenti (RdS) in scuole, università italiane e online. Di seguito, i risultati principali. Più dettagli sono disponibili nel media briefing dedicato.

Cosa si intende per ecoansia
L’obiettivo del nostro studio era indagare le emozioni che i giovani associano al cambiamento climatico e l’impatto dell’ecoansia sulla loro vita quotidiana. In ambito psicologico, l‘ecoansia viene definita come la «profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali» (Treccani, 2025). Indica quindi uno stato di apprensione focalizzata sul futuro e sulle minacce ambientali imminenti.
Il modo in cui i giovani italiani percepiscono il cambiamento climatico è emerso nelle risposte a due domande aperte che erano state inserite nel questionario.
Ansia, rabbia e frustrazione sono le emozioni più associate alla crisi climatica
Alla domanda “Quali emozioni ti vengono più spesso quando pensi alla crisi climatica”?:
- il 41% dei giovani intervistati ha collegato il tema del cambiamento climatico a sentimenti di ansia per il futuro;
- il 19% a una sensazione di rabbia e frustrazione;
- il 16% ad impotenza e rassegnazione;
- solo l’1% ha risposto affermando di sentirsi responsabile o di avere dei doveri nei confronti del pianeta.

Le conseguenze dell’ecoansia nella vita quotidiana
Alla domanda “In che modo la tua ansia e il tuo disagio riguardo ai cambiamenti climatici influenzano la tua vita quotidiana?”:
- quasi la metà (il 44%) degli intervistati, ha ammesso che l’ansia climatica ha un effetto negativo sul proprio benessere psicologico quotidiano;
- il 17% ha cambiato abitudini alimentari o di consumo per la crisi climatica;
- il 14% ha notato mutamenti nelle relazioni sociali, suggerendo che il tema del clima può alterare le interazioni o le dinamiche con gli altri;
- il 5% ha percepito un impatto più ampio sui propri stili di vita in generale;
- il 3% dei giovani ha dichiarato di avere gravi problemi con la pianificazione del futuro.

Come l’ecoansia si trasforma in disagio
L’analisi evidenzia forti collegamenti tra l’ecoansia e un maggiore disagio psicologico generale, evidente non solo tra i giovani che sono stati colpiti direttamente da eventi climatici estremi, come alluvioni e ondate di calore, ma anche tra coloro che possiedono semplicemente una consapevolezza della minaccia climatica.
Ciò che emerge è che l’impatto del cambiamento climatico sul disagio psicologico è prevalentemente indiretto ed è mediato da tre fattori psicologici: l’ecoansia, il pessimismo nei confronti del futuro e, soprattutto, la mancanza di scopo nella vita. L’analisi meticolosa delle risposte conferma la presenza diffusa di forte sfiducia, rabbia e frustrazione, sentimenti che sembrano prevalere nettamente sulla percezione della propria capacità individuale di poter contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Particolarmente colpiti risultano i giovani che vivono al Sud e nelle Isole, i quali presentano in media sia più preoccupazione per gli effetti della crisi climatica, sia in alcuni casi sintomi psicologici più intensi, come ad esempio insoddisfazione, ruminazione e ansia.

L’emergenza climatica è una crisi di speranza, che non possiamo ignorare
«Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale ma è diventato a tutti gli effetti una crisi emotiva e valoriale che interessa profondamente i giovani italiani, incidendo sul modo in cui immaginano il futuro, sulle decisioni quotidiane e persino sulle relazioni sociali», spiega Rita Erica Fioravanzo, presidente dello IEP. «Per tutelare i giovani, dobbiamo riconoscere la gravità del loro disagio e affrontarlo insieme alle cause strutturali del cambiamento climatico».
Non possiamo lasciare i giovani da soli di fronte a questa crisi, né continuare a ignorare gli impatti già evidenti dei cambiamenti climatici. Per riaccendere la speranza nel futuro, il governo italiano deve intervenire contro le cause della crisi climatica facendo pagare ai suoi principali responsabili, le aziende del gas e del petrolio, i danni che stanno causando con le loro emissioni. Inoltre, è necessario garantire un supporto concreto alla salute delle persone, inclusa quella mentale, minacciata dagli effetti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici.


