Per il petrolio (e per il gas) siamo pronti a vendere l’anima al diavolo. E al diavolo le preoccupazioni per il clima, per gli ecosistemi e per chi magari è così sfortunato da vivere nei pressi. I soldi, in fondo, sono soldi. Alle nostre latitudini abbiamo sentito delle controverse vicende che riguardano la Val d’Agri, ad esempio, o di come sia andato in prescrizione un processo per la presunta contaminazione dei fondali dello Stretto di Sicilia per lo smaltimento dei rifiuti del campo Vega. Ma c’è chi fa le cose in grande.

Se Vaca Muerta – sì, proprio “vacca morta”- non vi dice nulla, vuol dire che non siete nel business del petrolio e del gas naturale. È probabilmente il secondo più grande giacimento non convenzionale (shale oil/gas) del Pianeta, con riserve estraibili che la US Energy Information Administration stima in oltre sedici miliardi di barili di petrolio e 870 miliardi di metri cubi di gas.

Lo sfruttamento di questa “preziosa riserva” – una bomba climatica – è cominciata nei primi anni di questo decennio e già nel 2013 c’erano 31 pozzi attivi. Adesso, ce ne sono 830 e ciascuno di loro produce tra 600 e 850 metri cubi di rifiuti al mese. Fatti due conti, Vaca Muerta ci regala qualcosa come sette milioni di metri cubi di schifezze l’anno. In meno di 40 anni, ci si riempie il Lago di Vico, ad esempio. Che farne? Una grandiosa discarica a cielo aperto!

Problema: questa mostruosità dista solo cinque chilometri da Añelo, nella Provincia di Neuquen, in territorio Mapuche. Una piccola comunità (tutto il Dipartimento di Añelo ha meno di duemila abitanti) che vive di agricoltura, dei frutti della propria terra. Inquinata da questa discarica, che ormai è grande quasi quanto 15 campi di calcio.

Come è potuto succedere? Lo scorso 31 ottobre, la comunità Mapuche di Añelo ha presentato una denuncia formale alle autorità e una indagine di Greenpeace ha fatto luce sui responsabili materiali di questa devastazione. Greenpeace ha filmato i mezzi di un’azienda locale, la Treater SA, che sversavano in quest’enorme discarica i rifiuti provenienti dai pozzi di noti giganti petroliferi come Shell e Total. Le analisi di campioni di “suolo” provenienti da questa discarica ha mostrato livelli di contaminazione di idrocarburi talvolta così elevati che non era nemmeno possibile effettuare le analisi chimiche! Considerando che un valore soglia di idrocarburi “normalmente” tollerabile nel suolo è dell’ordine di 100 mg/kg, un campione che è stato possibile analizzare arrivava al valore astronomico di 128.000 mg/kg (o, se preferite, 128 grammi per kg di suolo)! Questo materiale dovrebbe essere trattato e smaltito in modo appropriato, per evitare dispersione, e non sversato in vasche all’aperto.

Greenpeace ha scritto alla Treater e alle sei compagnie che risultano (dal suo sito web) sue clienti. Treater ha risposto che le sue operazioni sono legali, mentre Shell ha confermato il suo legame con Treater, dichiarando però che sono le Autorità locali che dovrebbero controllarne l’operato. Total non ha commentato, ma ha chiesto in incontro con Greenpeace.

E le autorità che, appunto, avrebbero dovuto controllare? La scorsa settimana, le Autorità dell’ufficio per i Crimini Ambientali e le Norme Speciali hanno perquisito gli uffici della Treater. Vedremo se sapranno andare fino in fondo.