Azione Rheinmetall a Berlino

© Chris Grodotzki / Greenpeace

La vendita di materiale bellico per la guerra in Yemen va fermata: è questo il messaggio che i nostri attivisti hanno lanciato due giorni fa di fronte all’assemblea generale di Rheinmetall, azienda tedesca di armi, a Berlino.

Perché eravamo lì? La risposta è semplice: dal momento che la nostra è un’associazione pacifista e nonviolenta non potevamo tacere. La questione dell’esportazione delle armi che alimentano conflitti è infatti un tema che monitoriamo da diversi anni.

Poco prima dell’inizio del consueto congresso aziendale gli attivisti hanno posizionato uno striscione sulla facciata esterna dell’hotel che ospitava l’evento: “Le bombe di Rheinmetall uccidono nello Yemen“. Contemporaneamente degli altoparlanti emettevano suoni di deflagrazioni.

Rheinmetall guadagna dalla morte e dalla sofferenza dei civili in Yemen, invece di fermare l’esportazione di materiale bellico in quel Paese: una posizione inaccettabile, dal momento che ulteriori forniture di armi aggravano il conflitto in corso.

L’esportazione di queste armi non è un problema che riguarda solo la Germania: il colosso Rheinmetall si avvale infatti di filiali su altri territori per continuare a fornire materiale bellico all’Arabia Saudita, in guerra in Yemen dal 2015. La filiale italiana di Rheinmetall è RWM Italia, l’azienda che ha prodotto bombe della serie MK-83 in Sardegna e le ha esportate in Arabia Saudita.

In seguito all’assassinio di un giornalista saudita nell’autunno 2018, il governo tedesco ha imposto un divieto di esportazione di armi in Arabia Saudita, ma il divieto scadrà questo settembre. Cosa succederà dunque tra pochi mesi?

Il governo tedesco deve chiudere tutte le scappatoie che di fatto alimentano la guerra in Yemen e, dal momento che ne è il più grande cliente, dovrebbe usare questa leva per costringere Rheinmetall a fermare le esportazioni: se le armi tedesche continueranno a viaggiare verso lo Yemen il governo federale continuerà ad essere complice di questa tremenda catastrofe umanitaria.

Per questo stiamo chiedendo in Germania un divieto legalmente vincolante, senza eccezioni, sulle esportazioni di armi verso paesi terzi, regioni in conflitto e stati in cui i diritti umani siano violati. Una posizione che riguarderebbe dunque le esportazioni verso paesi come il Messico, la Turchia, l’Iran, l’Arabia Saudita e il Myanmar.