Il 9 agosto si celebra la Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni del mondo, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1994, per ricordate il primo incontro del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sui Popoli Indigeni che ebbe luogo nel 1982.
Oggi, 37 anni dopo, la nostra situazione è ancora difficile: sono innumerevoli i Popoli Indigeni che devono ancora lottare per difendere la loro terra e la loro cultura, la loro lingua e i loro mezzi di sussistenza tradizionali. Soprattutto, alla sfida per ottenere il giusto riconoscimento, si è aggiunta quella dei cambiamenti climatici.
I cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto sui Popoli Indigeni del mondo, da quelli che, come il mio, abitano la Grande Foresta nel Nord, a quelli che popolano le piccole isole del Pacifico. Nell’Artico, la neve e il ghiaccio si stanno sciogliendo mettendo in pericolo la vita e le tradizioni dei Popoli la cui cultura e sopravvivenza sono legati al pascolo delle renne, come nel caso del Popolo Sámi, al quale appartengo. Nel Pacifico, invece, l’innalzamento del livello del mare farà sparire intere isole sulle quale altri Popoli Indigeni hanno vissuto per migliaia di anni. Come se non bastasse, l’impatto di alcune delle cosiddette “misure per mitigare i cambiamenti climatici” rischiano di peggiorare la nostra situazione. Penso alla deforestazione causata per lasciare spazio alle monoculture per la produzione di biocombustibili o alla costruzione di gigantesche centrali idroelettriche… nonostante avremmo il diritto ad essere consultati previamente in modo libero e informato, spesso i Popoli Indigeni non vengono presi in considerazione e anzi, vengono privati, in maniera anche violenta, delle proprie terre.
La questione delle violenze ai danni di chi difende il Pianeta è stata trattata in un recente rapporto di Global Witness, che denuncia l’uccisione di ben 164 difensori della terra e dell’ambiente nel 2018. Molti di loro erano indigeni. Questi attivisti sono stati uccisi per aver difeso la loro casa, la loro terra e la natura dallo sfruttamento causato dall’industria estrattiva, da quella del legname o dal quella dell’agribusiness.
Il fatto che i governi riconoscano il nostro diritto alla terra è fondamentale, perché dalla terra e dall’acqua dipendono i nostri mezzi tradizionali di sussistenza, che costituiscono un pilastro fondamentale delle nostre culture. La cultura indigena del Popolo Sami, ad esempio, si basa sull’uso gratuito della terra, dell’acqua e delle risorse naturali. Il modo di vivere e l’identità dei Sami dipendono infatti dall’allevamento delle renne, alla pesca, alla caccia, all’artigianato e la raccolta di prodotti naturali… cioè dall’uso che facciamo della terra, dell’acqua e della natura. Anche in Finlandia, proteggere i territori nei quali abitiamo da sempre non è facile e i conflitti stanno aumentando. Il caso più recente è quello della “ferrovia artica”, che dovrebbe unire il Mar Glaciale Artico a Rovaniemi e da qui collegarsi con le linee che già viaggiano verso il Centro Europa, rendendo più facile trasportare petrolio e gas. Noi non siamo mai stati consultati in modo adeguato, ma il progetto della ferrovia interessa alcune aree molto importanti per il mio Popolo e per l’allevamento delle renne e rischia quindi di avere gravi conseguenze per la nostra cultura.
A proposito di cultura, vorrei evidenziare un altro aspetto: il 2019 è stato proclamato dalle Nazione Unite “Anno Internazionale delle Lingue Indigene”. Le lingue sono fondamentali in quanto strumenti di comunicazione, educazione, integrazione sociale e sviluppo, ma anche come custodi di identità e di cultura e tradizioni. Eppure, nonostante il loro valore inestimabile, molte lingue in tutto il mondo continuano a scomparire ad un ritmo allarmante. Molte di queste lingue sono quelle indigene: secondo le Nazioni Unite, ogni due settimane una lingua indigena si estingue e delle circa 7.600 lingue parlate in tutto il mondo, 2.680 lingue indigene sono in pericolo.
Concordo con la Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Maria Fernanda Espinosa e voglio ribadire il suo messaggio: “Il 2019 deve servire da punto di svolta del nostro sforzo collettivo collettivo per salvare le lingue indigene e tutti coloro che le parlano“.
Oggi, tutti dovremmo celebrare questa giornata ricordando quei fratelli e sorelle indigeni che hanno perso la vita per aver difeso non solo la loro cultura, ma anche il nostro Pianeta.
Inka Saara Arttijeff
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Inka Saara Arttijeff è cresciuta in una famiglia Inari Sami di allevatori di renne e pescatori. Già a vent’anni ha cominciato ad interessarsi di diritti indigeni e di politica Sami ed è stata membro dei consigli di direzioni di varie organizzazioni Sami. Ha studiato relazioni internazionali, legge internazionale e sociologia dello sviluppo a Roma. Attualmente lavora come consigliere del Presidente del Parlamento Sami della Finlandia ed è il responsabile ufficiale delle relazioni internazionali del Parlamento Sami. Tra le altre cose, rappresenta il Parlamento Sami ai forum internazionali e coordina il lavoro internazionale dello stesso. In precedenza, è stata coordinatore elettorale al Parlamento Sami.