An area of forest in southern Finland which was logged by UPM, a Finnish forest industry company, in 2018 and later burned.

Mentre siamo tutti chiusi in casa, per difenderci da un virus che, invisibile e crudele, ci ricorda le nostre fragilità, non sono in pochi a interrogarsi su come tutto ciò abbia a che fare con le precarie condizioni in cui abbiamo ridotto l’unico Pianeta abitabile che abbiamo a disposizione. Il nesso tra inquinamento dell’aria e le patologie dell’apparato respiratorio è evidente, ma c’è molto altro. Antonello Pasini, climatologo del CNR, ci segnala ad esempio che se non esiste un rapporto di causa-effetto tra cambiamenti climatici e pandemia di COVID-19, questi due fenomeni hanno in comune una dinamica descritta sostanzialmente dalla medesima “equazione del rischio” che mette insieme fattori di vulnerabilità, pericolosità ed esposizione, con il tratto comune dell’urgenza: in entrambi i casi dobbiamo intervenire subito. Come?

Crisi ricorrenti

Il sistema economico mondiale è soggetto a crisi ricorrenti e fino ad ora le soluzioni messe in campo sono state sempre dello stesso tipo: prima salviamo l’economia poi (forse) pensiamo alle persone. Ad esempio, secondo uno studio pubblicato nel 2017, oltre il 62 per cento degli acquisti di obbligazioni societarie realizzati con il Quantitative Easing della Banca Centrale Europea (in sostanza una massiccia iniezione di denaro pubblico nelle casse delle aziende per rilanciare l’economia) ha beneficiato i settori manifatturieri e della produzione elettrica e di gas. Questi settori erano responsabili del 58,5% delle emissioni climalteranti dell’Eurozona, ma rappresentavano solo il 18% del valore aggiunto lordo. Di interventi su settori virtuosi come le fonti rinnovabili ci sono ben poche tracce.

La situazione di emergenza sanitaria che viviamo ha messo ovviamente in crisi questo approccio “economics first”, sotto vari punti di vista. L’esempio più lampante è stato la sconfitta (per fortuna rapida) dell’idea criminale della “immunità di gregge”, ottima per un sistema che non rinuncia al profitto e al desiderio di potenza: tuteliamo in primo luogo l’economia e al diavolo la salute delle persone. Mentre un pezzo di mondo riduce le proprie attività con costi economici pesantissimi, chi segue l’immunità di gregge paradossalmente ne esce – dal punto di vista dell’economia – più forte e quindi in posizione di vantaggio.

Ricorda quello che (non) è stato fatto, negli ultimi cinquant’anni, con il cambiamento climatico. Bisognava eliminare progressivamente l’estrazione e l’uso di fonti fossili (carbone, petrolio, gas fossile) e avviare una transizione energetica. Lo chiediamo in tanti da anni ma ci hanno sempre risposto che i costi sarebbero stati troppo alti. Diciamocelo chiaramente: chi ha deciso di negare  l’emergenza climatica ha scaricato sulle generazioni future un peso immane, godendo per sé del vantaggio competitivo di poter inquinare senza sanzioni.

Chi pagherà il conto?

Quale generazione pagherà i costi dell’inazione sul clima del nostro Pianeta? Quei giovani che protestano (come possono, anche adesso) per difendere il clima hanno capito che il tempo è arrivato: il conto, tocca a loro pagarlo. Di quanto parliamo? Le stime più recenti dell’impatto della pandemia COVID-19 parlano di un danno economico che globalmente si potrebbe attestare sui mille miliardi di dollari. Tanto, e ci sarà bisogno di interventi economici per risollevarsi. Tuttavia, per fare un esempio, quali sono i danni che potrebbero derivare dall’aumento dello scioglimento del permafrost (suolo ghiacciato, soprattutto nelle aree artiche) che immetterebbe in atmosfera enormi quantità di metano, un potente gas serra? Gli esperti dicono da venticinque a sessantacinque volte il volte il “costo” di questa pandemia. E stiamo parlando solo di una parte dei costi associati all’emergenza climatica.

Ma qui non si tratta di fare una gerarchia delle catastrofi, tanto più che dietro le crude cifre economiche si nascondono – come purtroppo osserviamo in questi giorni – migliaia e migliaia di vittime: la lotta per contenere e sconfiggere il coronavirus è la nostra priorità, come persone e come organizzazione. Si tratta però di essere saggi, e di impedire che il fiume di denaro che sta per essere riversato sull’economia globale acceleri l’ormai cronica crisi climatica, ponendo le basi per la prossima catastrofe: economica e soprattutto umana. Al contrario, questo è il momento di investire nella salute delle persone e del Pianeta, fare investimenti in un futuro migliore, dare forma alla società equa e sostenibile alla quale aspiriamo. È l’unica strada per evitare che la prossima crisi del sistema economico mondiale presenti un conto ancora più salato rispetto a quello attuale.

COVID-19 e Green New Deal

A fine anno, a Glasgow, si terrà una Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione sul Clima delle Nazioni Unite che rappresenterà il banco di prova per capire quale conto vogliamo far pagare alle generazioni dei prossimi decenni. In particolare, oggi l’Unione Europea ha una grande possibilità: intervenire, come suggerisce anche l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), affiancando gli investimenti necessari per uscire dalla crisi del COVID19 a quelli del Green Deal, il pacchetto di interventi comunitari sul clima. Invece, non mancano le voci di chi dice che adesso non è proprio il momento di pensare al Green Deal. Ma se non ora, quando?

Quando, se non adesso, cominceremo a fare sul serio? Mentre la pandemia di COVID-19 ci insegna che sottovalutare le conseguenze della distruzione ambientale ha effetti a valanga su salute umana ed economia globale, come possiamo ripetere lo stesso schema di fronte alla possibile catastrofe innescata dalla crisi climatica? E come possiamo prendere sul serio, in Italia, un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e Clima (PNIEC) che ovviamente ci porta verso l’eliminazione delle fonti fossili ben oltre il 2050, condannando all’inferno climatico non solo le prossime generazioni ma anche i nostri figli? Abbiamo tutte le risorse che servono per programmare e mettere in modo una transizione energetica sempre più urgente. Che non ci dicano, per l’ennesima volta, che costa troppo. Se c’è una cosa che possiamo imparare da questa emergenza è che solo azioni decise e tempestive insieme alla responsabilità di ciascuno di noi possono portarci, insieme, nel futuro che vogliamo.