Greenpeace Italia pubblica oggi un Rapporto in cui sono presentati gli effetti della produzione di composti chimici pericolosi, come i PFC (composti poli- e per-fluorurati) in 4 aree del mondo, tra cui il Veneto.

Nel maggio 2015 la Regione Veneto, insieme all’Istituto Superiore di Sanità, ha annunciato il lancio di un programma di monitoraggio biologico su oltre 600 persone residenti in 14 comuni al fine di valutarne il grado di esposizione a PFC tramite l’analisi di campioni di sangue.
I risultati preliminari hanno mostrato, in alcune delle popolazioni più esposte, concentrazioni di PFOA fino a venti volte più alte, rispetto alle popolazioni italiane non esposte alla contaminazione da PFC.
“Stiamo chiedendo alle aziende dell’abbigliamento outdoor, uno dei settori che impiega queste sostanze, di eliminarle dalla produzione entro il 2020. Alcuni marchi lo stanno già facendo perché le alternative sono già disponibili sul mercato. In Italia, l’impegno del Consorzio Italiano Detox, nato a Prato, mostra che è possibile intraprendere fin da subito un percorso trasparente e credibile per l’eliminazione dei PFC dai processi produttivi del settore tessile”.
Concentrazioni elevate di PFC preoccupano gli scienziati: l’esposizione ad alcune di queste sostanze è stata associata a gravi effetti sulla salute, inclusi tumori al rene e ai testicoli.
I PFC sono sostanze che non esistono in natura e una volta rilasciate nell’ambiente si degradano lentamente, rendendo la contaminazione quasi irreversibile, ed entrano nella catena alimentare.
Proprio per questo, più di 200 scienziati di 38 Paesi hanno firmato la Dichiarazione di Madrid che chiede l’eliminazione dei PFC da tutti i beni di consumo.
Leggi l’estratto del Rapporto “Come i PFC entrano nel nostro corpo – I casi Italia, Usa, Olanda, Cina”

No ai PFAS e altre sostanze chimiche pericolose.
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