Cosa può succedere se dici ad alta voce che i pesticidi fanno male e che per una determinata coltura se ne usano troppi? E se scrivi un libro che racconta di un piccolo comune altoatesino di poco più di 5.000 abitanti che tramite un referendum chiede di non usare più pesticidi e di diventare il primo comune libero dai pesticidi?
Beh, può succedere che ti trovi inondato di querele per diffamazione e richieste di risarcimento danni.
Questo è quello che è successo a Karl Bär, referente per le politiche agricole e commerciali dell’Istituto per l‘Ambiente di Monaco di Baviera (Umweltinstitut München) e allo scrittore Alexander Schiebel, autore del libro “Das Wunder von Mals” (Il miracolo di Malles).
Nel 2017 con “Pestizidtirol”, l’Umweltinstitut ha evidenziato l’elevato impiego di pesticidi nella frutticoltura altoatesina, Bär ne è stato il portavoce e, sempre nello stesso anno, Schiebel ha pubblicato il libro con la storia di Malles.
Cosa accomuna le due cose? Le mele!
In Alto Adige/Südtirol la produzione intensiva di mele arriva a coprire quasi il dieci per cento dell’intera produzione europea, e comporta l’impiego di massicce quantità di pesticidi. Secondo i dati dell’Istat, nella Provincia Autonoma di Bolzano la vendita di pesticidi in rapporto alla superficie trattabile supera di oltre sei volte la media nazionale.
L’eccessivo uso di pesticidi nelle coltivazioni italiane ed europee di mele non è “purtroppo” una novità. Anche Greenpeace si è occupata di questa problematica direttamente, ad esempio attraverso un rapporto nel quale ha presentato i risultati di 85 campioni di acqua e suolo prelevati nei meleti in dodici Paesi europei, tra cui appunto l’Italia, che attraverso un’analisi sulle mele in commercio nei supermercati di diversi Paesi europei, anche qui Italia inclusa, per verificare la presenza di residui di pesticidi nelle mele in vendita al pubblico.
Nel primo caso, due terzi dei campioni di suolo e acqua prelevati nei meleti contenevano residui di pesticidi (il settanta per cento dei pesticidi identificati con livelli di tossicità molto elevati per gli esseri umani e per l’ambiente). In un singolo campione di suolo raccolto in Italia sono state rilevate fino a tredici sostanze chimiche diverse, e dieci in un campione di acqua, un vero e proprio cocktail di pesticidi.
Nel secondo caso, ben l’83 per cento delle mele prodotte in modo convenzionale sono risultate contaminate da residui di pesticidi, e nel 60 per cento di questi campioni sono state trovate due o più sostanze chimiche, mentre i test sulle mele biologiche non hanno evidenziato tracce di pesticidi.
Il problema è risaputo, quindi, ma ciò nonostante l‘assessore della Provincia Autonoma di Bolzano Arnold Schuler, insieme a diversi agricoltori sudtirolesi, in risposta alla campagna dell’Umweltinstitut, hanno fatto ricorso alle vie legali per cercare di mettere il bavaglio a chi ha puntato il dito verso i problemi legati all’uso dei pesticidi.
Lo scorso 15 settembre, a Bolzano, si è tenuta la prima udienza del processo. Arnold Schuler – che ha “dato il via” alle querele – a un giorno dall’udienza aveva detto di essere intenzionato a ritirarle, e di ritirarsi anche come parte civile dal processo. Si è presentato invece come parte civile chiedendo il risarcimento di un euro, insieme ad alcuni esponenti dell’industria frutticola altoatesina costituitisi anch’essi parte civile.
Il giudice ha fissato ai querelanti il termine del 27 novembre 2020 per formalizzare l’eventuale remissione delle querele. Il finale di questa vicenda, quindi, resta ancora aperto.
Greenpeace esprime nuovamente solidarietà all’Istituto per l‘Ambiente di Monaco di Baviera – Umweltinstitut München, allo scrittore Alexander Schiebel e a tutte le persone che in Alto Adige/Südtirol o nel resto del mondo, subiscono minacce o procedimenti giudiziari a causa del proprio impegno contro l’uso dei pesticidi.