Registrato il sesto episodio di sbiancamento di massa dei coralli in pochi anni

Poche settimane fa dall’Australia ci è arrivata una richiesta d’aiuto: l’agenzia governativa che si occupa della Grande Barriera Corallina (GBRMPA) ha dichiarato che si sta verificando un episodio di sbiancamento di massa dei coralli. Si tratta del sesto episodio in pochi anni, un segnale di allarme grave.

Abbiamo documentato lo sbiancamento con foto e riprese: dopo i dati preoccupanti degli scorsi anni (tra il 1995 e il 2017 metà dei coralli della barriera sono spariti) altri coralli sono perduti per sempre e migliaia di specie di pesci, coralli, tartarughe marine, balene, delfini sono a rischio per la perdita del loro habitat.

L’equilibrio della Barriera Corallina, rimasto intatto per centinaia di migliaia di anni, ora è in pericolo a causa dell’aumento della temperatura e dell’acidità del mare causata dai cambiamenti climatici. Aiutaci a proteggerla!

Cosa c’entra il clima con lo sbiancamento dei coralli

La barriera corallina reagisce agli effetti del cambiamento climatico, proprio come noi. I famosi colori arancioni, rossi e gialli della Grande Barriera Corallina sono prodotti da un’alga unicellulare che vive in simbiosi con i coralli, conosciuta dagli scienziati come “zooxantelle”. Questa alga non solo produce gli splendidi colori che vediamo nei fondali, ma rappresenta un’importante fonte di energia per i coralli (grazie al processo di fotosintesi).

Purtroppo, quando si verificano cambiamenti nelle condizioni ambientali, come l’innalzamento delle temperature marine causata dai cambiamenti climatici o dei livelli di inquinamento, i coralli possono reagire espellendo questa alga simbiotica. Questo fa “sbiancare” i coralli, che assumono un colore bianco spettrale.

Perché lo sbiancamento è un grave allarme

Il corallo sbiancato, privo di quest’alga, non può più ottenere energia vitale dalla fotosintesi, ha difficoltà a riprodursi e nella maggior parte dei casi è destinato a morire. Quando gli eventi di sbiancamento diventano regolari, i coralli non hanno il tempo di rigenerarsi o di riprodursi e questo potrebbe portare la Grande Barriera Corallina all’estinzione.


Per questo motivo, l’UNESCO ha raccomandato di inserire la Grande Barriera nell’elenco dei Siti in Pericolo, riconoscendo il cambiamento climatico come la minaccia principale per questo scrigno di biodiversità. Ma l’Australia ha fatto una forte lobby politica ed è riuscita, temporaneamente, a bloccare tutto.

Il Governo Australiano si sta limitando a stanziare fondi per rimediare ai danni ai coralli, ma non agisce sulla causa principale della distruzione in corso: i cambiamenti climatici, che in Australia si stanno manifestando con eventi sempre più estremi, dagli incendi allo sbiancamento dei coralli.

Come proteggere la Barriera Corallina

Purtroppo, dal 1997, anno in cui l’Australia ha osteggiato gli impegni internazionali sul clima (rischiando di far fallire il Protocollo di Kyoto) poco è cambiato: il Paese continua a finanziare centrali elettriche a carbone, e all’ultima COP di Glasgow ha assunto impegni insufficienti in termini di riduzione delle emissioni di CO2.

Ma non è finita, per fortuna. Dal dicembre 2021, il nostro Paese detiene la vicepresidenza del Comitato UNESCO dei Siti Patrimonio dell’Umanità, che potrà decidere le sorti della barriera corallina. Questo è il momento di fare la nostra parte.

Ecco perché chiediamo all’Italia, e in particolare al Ministro degli Esteri Di Maio, di assumere una iniziativa forte nel Comitato Siti Patrimonio dell’Umanità, per l’inclusione della Grande Barriera tra i siti in pericolo. Con la nostra petizione stiamo chiedendo al Ministro di intervenire per proteggere al meglio questo patrimonio unico del Pianeta.

Firma anche tu per aiutarci a salvare la Barriera Corallina!