Lili Couvée-Jampoller, umanista ed europea, aveva circa quarant’anni – la mia età oggi – quando nel 1957 i governi europei si riunirono per creare quella che sarebbe poi diventata l’Unione europea.

Dalle rovine della guerra, Lili e la sua generazione alimentarono lo spirito di speranza e solidarietà necessario per ricostruire i legami sociali, ristabilire la fiducia nella politica e modellare un’Europa migliore, basata sui Diritti umani e sociali. Dopo aver aiutato altri a sfuggire alla brutalità dell’occupazione nazista, Lili si rivolse alla letteratura e alle arti per promuovere l’integrazione europea.

Dopo sessant’anni, i principi di solidarietà, pace e cooperazione europea sono nuovamente messi in discussione. Mentre l’Europa cresceva, il nostro Pianeta diventava più piccolo, sconvolto dall’avidità e dall’inquinamento.

Oggi, in molti ritengono che il meglio dell’esperienza europea sia alle nostre spalle, disillusi dalla politica della paura, da disuguaglianze crescenti e da un mondo che cambia velocemente. Ancora una volta i cittadini europei – le cui aspettative sono state deluse – sono tentati dalle false promesse di nazionalisti e xenofobi.

Anch’io sono arrabbiata per le disuguaglianze nella nostra società. Per troppo tempo, l’Ue e i nostri governi si sono piegati alla nozione della crescita dei mercati, senza intervenire mentre in Europa il welfare e la solidarietà si logoravano, assottigliandosi.

Come Lili, anch’io ho paura dei nazionalismi e della xenofobia. Ma, come lei, credo fermamente che il meglio debba ancora arrivare. Che il futuro dell’Europa e del nostro Pianeta sia tutto da realizzare, e che ognuno di noi può fare la differenza.

Tutti possiamo alzare la voce se sentiamo un passante offendere un emarginato, sfidando chi sfrutta le angosce degli svantaggiati. Tutti possiamo ridurre l’impatto ambientale dei nostri consumi, ad esempio chiedendo l’accesso a energia pulita e rinnovabile.

I grandi cambiamenti richiedono azioni collettive. Per questo dobbiamo sfiduciare quei politici che si alimentano delle disuguaglianze e che, proponendo il ritorno dei nazionalismi, ci impediscono di rispondere alle sfide globali, come ad esempio quella dei cambiamenti climatici.

L’Ue non ha bisogno di essere salvata. Ha bisogno di essere riconfigurata! Insieme, dobbiamo chiedere un’Europa inclusiva, giusta, democratica e sostenibile. Un’Europa che regga alla prova del tempo.

Per questo, il 25 marzo, per il Sessantesimo anniversario dei Trattati Europei, sarò a Roma per marciare, chiedere un’Europa migliore e celebrare solidarietà e pace.

E so che Lili sarà, in spirito, con me.