A distanza di un mese e mezzo circa dall’annuncio fatto della sindaca Raggi in relazione a una delibera di giunta che sancisca, a partire dal primo novembre prossimo, il bando dei diesel Euro3 dall’anello ferroviario della Capitale, non risulta sia stato adottato nulla di quanto promesso. Pochi giorni fa la stessa Raggi, durante lo sciopero per il clima del 15 marzo, aveva ribadito ad alcuni studenti la volontà di discutere in giunta la delibera in questione. Ad oggi, però, di questo provvedimento non c’è ancora traccia.

«Siamo di fronte all’ennesima promessa non mantenuta da parte di questa amministrazione, non si può più scherzare con l’aria che respiriamo. È inaccettabile che ci voglia più di un anno per fare il primo passo, occorrono sforzi ben più incisivi e maggiore chiarezza sui programmi. A questo punto, il bando dei diesel Euro3 arriverebbe a ben venti mesi di distanza dall’annuncio fatto dalla sindaca Raggi a Città del Messico, nel febbraio 2018. Se continuiamo a perdere tempo, l’obiettivo dell’eliminazione totale dei diesel dal centro di Roma resterà un miraggio», dichiara Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia.

Secondo i dati contenuti nel rapporto “Senza respiro” diffuso oggi da Greenpeace, nel 2017 (ultimi dati disponibili) il 34,37 percento dei diesel circolanti a Roma era di categoria inferiore o uguale agli Euro 3 che dovrebbero essere banditi dall’anello ferroviario dal prossimo primo novembre. Nel 2016, tale percentuale era solo di poco superiore: 37,48 percento. Insomma, una discesa troppo lenta che rischia di compromettere l’obiettivo del 2024: è per questo che Greenpeace chiede che siano celermente resi noti i piani e le strategie con cui il Comune di Roma intende procedere.

D’altra parte, i dati raccolti da Greenpeace mostrano la condizione critica del trasporto pubblico a Roma e come – incredibilmente – il Comune di Roma continui ad acquistare mezzi a diesel (sebbene Euro 6) che, si suppone, entro cinque anni non potrebbero più circolare nel centro storico. Non meno disperante la dotazione di veicoli “ecologici” ibridi o elettrici: 15 mezzi su oltre 2100 per AMA, poco più di venti su circa 160 per l’auto parco comunale e 12 mezzi elettrici su quasi 800 per il corpo dei vigili urbani.

Il rapporto dell’organizzazione ambientalista segnala inoltre le difficoltà dello sviluppo di modalità alternative di trasporto, dal car sharing all’uso delle biciclette, e mostra un impietoso confronto con città europee come Madrid, Barcellona, Parigi, Copenaghen e Oslo che sembrano appartenere a un altro Pianeta.

«Roma ha numerosi modelli cui ispirarsi. Molte grandi città hanno compreso i pericoli dell’uso dei motori diesel e puntano prevalentemente sui veicoli elettrici e una mobilità pubblica, condivisa o sostenibile, a cominciare dall’uso delle biciclette», continua Giannì. «I ragazzi di Fridays for Future manifestano utilizzando anche lo slogan “Ci avete rotto i polmoni”: in città, poche sostanze possono rivaleggiare come pericolosità con il biossido d’azoto prodotto dai diesel», conclude.

Negli ambienti urbani le emissioni di biossido di azoto provengono per il 70-80% dal settore dei trasporti, e in massima parte dai diesel. Questa sostanza è classificata come “certamente cancerogena” con effetti patogeni a carico delle vie respiratorie, del sistema sanguigno e delle funzioni cardiache.

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