Attivisti di Greenpeace sono in azione a Roma, di fronte al Ministero delle Politiche Agricole

L’attuale emergenza sanitaria legata al Covid-19 non deve farci dimenticare che il lavoro della Commissione europea continua anche su altri fronti e che, proprio in questi giorni, nuove politiche vengono definite, come la Strategia europea Farm to Fork (dal produttore al consumatore), che sarà resa pubblica il prossimo 25 marzo.

Sebbene l’ultima bozza del piano Farm to Fork della Commissione consideral’eccessiva produzione e consumo di carne e latticini nell’Ue come un problema, non contiene proposte di riduzione. Se vogliamo ridurre in misura sufficiente il contributo dell’agricoltura alla crisi climatica in corso, invece, è necessario partire proprio da questo nodo.

I livelli attuali di consumo di carne in Europa sono insostenibili: i cittadini europei consumano circa il doppio di carne e quasi il triplo di prodotti lattiero-caseari rispetto alla media globale. Per sostenere questi livelli nel nostro continente, viene incentivato, anche attraverso i fondi pubblici della PAC, un sistema di allevamento intensivo che è dannoso per l’ambiente, per il clima e per la nostra salute.

Per questo, chiediamo alla Commissione europea di affrontare gli impatti legati agli attuali livelli di produzione e consumo di carne nell’Ue, prevedendo obiettivi concreti di riduzione

Di quanto ridurre il consumo e la produzione di carne in Europa?

Il nostro ultimo studio ci dice che il consumo di carne nell’Unione europea deve diminuire del 71 per cento entro il 2030 e dell’81 per cento entro il 2050, per ridurre in misura sufficiente il contributo dell’agricoltura alla crisi climatica in corso. Tradotto in cifre: una media procapite di non più di 460 grammi di carne alla settimana entro il 2030 e di 300 grammi nel 2050, rispetto all’attuale media europea di 1,58 chilogrammi pro capite alla settimana.

La riduzione del consumo globale di carne a 24 chili per persona all’anno entro il 2030, e successivamente a 16 chili per persona all’anno entro il 2050, si basa su valori che secondo gli scienziati sono in grado di garantire la sicurezza alimentare, mantenendo il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C.

Metodi di produzione sostenibili ed ecologici

L’esplosione della pandemia di Covid-19 ci ha fatto capire che uomo e animali condividono un unico Pianeta, che non conosce frontiere. In questo momento particolarmente difficile per il nostro Paese si moltiplicano gli appelli per una maggiore attenzione alle indicazioni provenienti dal mondo scientifico, ed è esattamente quello che chiediamo rispetto al sistema agroalimentare europeo.

Lo scorso 9 marzo, oltre 3.600 scienziati si sono uniti alla richiesta di un cambio di rotta delle politiche agricole europee: in uno studio, diventato un appello, condannano la politica agricola comune dell’Ue per il fallimento nel campo della tutela della biodiversità e della lotta ai cambiamenti climatici. Tra le misure necessarie raccomandano la riduzione del sostegno al sistema degli allevamenti intensivi a favore di misure per incentivare metodi di produzione sostenibili e l’adozione di diete più ricche di alimenti di origine vegetale prodotti in modo ecologico.

Ormai è assodato che il consumo eccessivo di carne e latticini sta compromettendo ambiente, foreste, e alterando il clima. Se la Commissione Ue vuole garantire alle persone cibo sano, accessibile e prodotto in modo sostenibile, è necessario affrontare il tema della riduzione della produzione e del consumo di carne. Strategie come Farm to Fork, con le risorse ad esse collegate, rappresentano un’importante opportunità per essere all’altezza delle sfide ambientali e sociali che ci attendono.

Puoi consultare le nostre priorità per la strategia Farm to Fork  qui.

Ferma gli Allevamenti Intensivi

Quello che mangiamo oggi determina il mondo di domani: non mettiamo il Pianeta nel piatto!

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