Il PNRR è l’occasione per l’Italia di cambiare radicalmente i modelli di business e di consumo attuali e rompere così il connubio indissolubile che vede accoppiata la crescita economica (infinita) al consumo crescente di risorse naturali. Una situazione ormai insostenibile per il nostro Pianeta, paragonabile a un sistema chiuso e quindi incapace di produrre una quantità tale di risorse che possa rispondere ai ritmi con cui il nostro sistema produttivo vorace le fagocita. Che questo sistema non funziona ce lo conferma ogni anno l’Overshot day, la data in cui esauriamo ciò che la Terra è in grado di rigenerare e che cade quasi sempre in anticipo rispetto all’anno precedente. 

Product shot of various plastic items including plastic forks, spoons, bottles and caps, packaging, pens, lighters and straws.

Il riciclo non basta: su cosa si basa la vera economia circolare

Il modello economico lineare può essere rotto dall’economia circolare, una delle direttrici alla base delle strategie europee e parte del  Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tuttavia, l’interpretazione all’italiana di tale paradigma, contenuta nelle bozze redatte dal Governo circolate finora, sembra partire dall’assunto che il riciclo sia una pratica da perpetuare all’infinito. Partendo da questa errata convinzione il PNRR destina molte risorse alla costruzione di nuovi impianti di riciclo che, sebbene siano necessari in alcune aree del Paese, da soli non risolvono il problema di un sistema che produce valanghe di rifiuti. 

Al contrario serve applicare una vera economia circolare che implichi condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento, prevenzione dei rifiuti e, solo alla fine, il riciclo. Insomma, si tratta di un nuovo modello di produzione e consumo che ha un unico grande obiettivo: far durare, il più a lungo possibile, i materiali naturali e avviarli a riciclo solo quando non è più possibile utilizzarli per essere trasformati, auspicabilmente, negli oggetti di partenza

5 proposte concrete per uscire dall’usa e getta

Una strategia che cozza col crescente ricorso ad applicazioni usa e getta di cui la plastica ne è l’esempio più eclatante. Decine di imballaggi, flaconi, bottiglie e contenitori entrano quotidianamente nelle nostre vite e, stando ai numeri ufficiali, il sistema di recupero è in grado di riciclarne sono una parte, inferiore al 50 per cento. 

Incentivando col PNRR meccanismi come il riuso e la ricarica è immediatamente possibile ridurre i rifiuti prodotti con misure ad hoc sulla frazione monouso, e non solo, con: 

  1. l’introduzione di regimi di fiscalità agevolata per le aziende che ricorrono a sistemi basati sullo sfuso e sulla ricarica in modo da portare la quantità di beni venduti con tali modalità al 50 per cento entro il 2030. 
  2. l’introduzione di meccanismi rigorosi di responsabilità estesa del produttore per quei manufatti che oggi non hanno una seconda vita. 
  3. l’inserimento di obiettivi vincolati sulla riduzione dei consumi a monte, adottando alcuni dei recenti provvedimenti francesi che prevedono, entro il 2030, di ridurre del 50% l’immesso al consumo delle bottiglie in plastica, imballaggio di cui l’Italia è il maggiore utilizzatore, per quel che riguarda le acque minerali, nell’intero continente europeo. 
  4. evitando ulteriori rinvii per la Plastic Tax e destinando i proventi alle aziende che utilizzano nuovi modelli di business basati sullo sfuso e sulla ricarica. Si potrebbe inoltre allargare il raggio d’azione dell’imposta che prescinda dal tipo di materiale e includa tutte le applicazioni monouso.
  5. l’impiego di risorse da destinare al tessile, uno dei settori chiave per il Made in Italy, comparto in cui il riciclo oggi è una chimera. Le linee guida europee per il PNRR chiedono agli stati membri di sviluppare degli hub di riciclo per le fibre tessili: è quindi un’occasione persa non sfruttare le competenze già presenti nei principali distretti tessili nazionali e l’approccio delle aziende del Consorzio Italiano Detox.

A Draghi e Cingolani suggeriamo di destinare delle risorse a tali interventi, così riusciremo a disegnare un futuro sostenibile con meno rifiuti e meno inquinamento. 

Unpacked grocery shop where customers can bring their own containers, boxes and bottles to fill with several food products and reuse them next shopping trip. “Unverpackt”-Laden in Hamburg, in dem die Kunden ihre eigenen Behaeltnisse für die Lebensmittel mitbringen und fuellen koennen.