ISDS è una sigla impronunciabile che vuol dire Investor-State-Dispute-Settlement, e vorrebbe gestire le controversie tra investitore e Stato. Per intenderci, con questo acronimo ci si riferisce ad un organo di arbitrato internazionale – dunque un metodo stragiudiziale, al di fuori dei “classici”giudizi dei tribunali e delle regole che normalmente si applicano nella procedura penale o civile- chiamato a decidere sulle controversie fra “investitori privati” e Stati, previsto in molti trattati commerciali.

  • Le aziende denunciano gli Stati

Facciamola semplice e poniamo il caso di uno Stato che abbia una norme a protezione di un bene comune o di tutela ambientale che freni il raggio d’azione e i profitti di una multinazionale: quest’ultima potrà accusare lo Stato di intralciare il libero mercato e trascinare il governo davanti a questo speciale “tribunale privato”.

D’accordo, direte voi, ma una causa non vuol dire che una multinazionale possa scriversi delle leggi da sola! Ed è qui che invece bisogna guardare meglio la realtà: queste cause sono così costose per un Paese che spesso basta semplicemente la minaccia di un contenzioso da parte di una multinazionale a far desistere uno Stato dal proporre regole scomode al mercato, ma utili invece per tutelare le persone o l’ambiente.

Secondo la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, il 60% delle cause che si svolgono secondo questo schema vedono alla fine la vittoria del privato – e dunque dei profitti– sulla collettività.

Parliamo di richieste miliardarie di indennizzo contro regole che vengono additate dalle grandi aziende come lesive dei propri profitti.

  • “Processi” tutt’altro che trasparenti

Le dinamiche di questi “processi” sono ancora molto opache: basti pensare che le decisioni vengono prese a porte chiuse e in molti casi non esiste neppure la possibilità di ricorrere in appello… e tanto basterebbe a farle ritenere quantomeno sospette in qualsiasi stato di diritto!

La scelta stessa degli arbitri pone numerosi dubbi in merito alla presunta “terzietà” che dovrebbero garantire.  Nella maggior parte dei casi, quelli che si svolgono secondo le regole del Centro internazionale per il regolamento delle controversie sugli investimenti (ICSID),  lo Stato procede a nominare la difesa, l’azienda nomina l’accusa, e il giudice è nominato congiuntamente dalle parti.

In altri casi, quelli che seguono le regole UNCITRAL,  la Commissione delle Nazioni Unite per il diritto commerciale internazionale, i due arbitri designati dalle parti nominano il terzo.  In alcuni casi, come quello del Trattato sulla Carta dell’Energia (l’accordo in base al quale sono state avviate il maggior numero di cause contro gli Stati), è prevista addirittura la presenza di un unico arbitro.

Parliamo dunque di pochi professionisti, spesso sempre gli stessi, che sono vicini alle aziende private e dovrebbero giudicare su materie come diritti umani, ambiente, salute, lavoro, in base a principi di diritto commerciale.

  • Perché gli Stati rinunciano ad andare contro le multinazionali

Il Rapporto “Diritti per le persone, Regole per le multinazionali”, pubblicato proprio all’inizio di quest’anno da StopIsds, una rete di oltre 150 organizzazioni, sindacati e movimenti sociali, ci ha svelato tutta la storia dell’ISDS, e ha sottolineato  come negli ultimi trent’anni, in tutto il mondo, gli Stati abbiano dovuto pagare 84,4 miliardi di dollari alle imprese private a seguito di sentenze sfavorevoli o costosi patteggiamenti, sempre stando  ai dati della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo.

Uno scandalo di cui gli investitori privati si guardano bene dal parlare, ma sul quale noi cittadini non possiamo chiudere gli occhi!

Di fatto il ricorso all’ISDS è un deterrente per la difesa dei diritti dei cittadini: quello che accade infatti è che lo Stato, messo di fronte a richieste multimilionarie, abbia paura dell’esito della causa (le spese legali possono essere alte anche qualora sia lo Stato a vincere) e rinunci in partenza a porre dei limiti al profitto dei privati.

L’ISDS mette in pericolo la libertà – anzi il dovere – degli Stati di proteggere i propri cittadini e la collettività dall’avidità del mercato e dei profitti.

I trattati non dovrebbero mai contenere meccanismi di “giustizia privata” che vanifichino la capacità degli Stati di proteggere i cittadini e l’ambiente. E’ bene ricordarlo sempre.

National TTIP and CETA Demonstration in Amsterdam: more than 7000 people demonstrate in Amsterdam against TTIP and CETA.