Venerdì primo novembre, il guardiano della foresta Paulo Paulino Guajajara è stato ucciso da sicari della mafia del legno entrati illegalmente nella terra indigena Araribóia, nello stato di Maranhão, nell’Amazzonia brasiliana. Durante l’imboscata é stato ferito anche un altro Guardiano della foresta, Laércio Guajajara.
A fronte del fallimento del governo brasiliano nell’adempiere al proprio dovere costituzionale di proteggere i Popoli Indigeni e le loro terre, sono stati gli indigeni stessi, i “Guardiani della foresta”, ad assumersi questa responsabilità e tutti i rischi che comporta. Paulino e Laércio sono le vittime più recenti di uno Stato che sta sacrificando ambiente e diritti umani sull’altare del profitto.
Per denunciare casi come questo, purtroppo sempre più frequenti, e promuovere la campagna “Sangue indigeno: non una goccia di più”, una delegazione di leader indigeni i cui Popoli sono raccolti nell’Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile (APIB) sta visitando 12 Paesi europei.
La delegazione, di cui fa parte anche Sonia Guajajara, leader del Popolo Guajajara, sta cercando importanti opportunità di dialogo con cittadini ed istituzioni europee per denunciare gli impatti sociali e ambientali che si celano dietro la produzione di carne e materie prime quali soia e legno, che l’Europa importa dalla Brasile in quantità massicce.
Greenpeace condanna ogni forma di violenza perpetrata contro i Popoli Indigeni, esprime solidarietà verso il Popolo Guajajara e chiede al governo brasiliano di agire immediatamente per prevenire ulteriori morti e violenze ai danni dei Popoli Indigeni.
Le foreste, vitali per il clima e la biodiversità, stanno scomparendo. Se vogliamo proteggere il pianeta e noi stessi, dobbiamo fermare la deforestazione.
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