Fine gennaio, Roma. Un bambino torna a casa da scuola con una bustina di plastica contenente 9 pomodorini ciliegini provenienti, da quanto si legge in etichetta, da una cooperativa della provincia di Forlì-Cesena.

Si tratta di una delle distribuzioni previste nell’ambito del Programma Ministeriale “Frutta e Verdura nelle scuole”, che si inserisce in una programmazione europea e che in Italia è di competenza del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Lo scopo è quello di “incrementare il consumo dei prodotti ortofrutticoli e di accrescere la consapevolezza dei benefici di una sana alimentazione”.

Un’iniziativa nel suo complesso senz’altro positiva, poiché sono sempre di più le istituzioni scientifiche che sottolineano come l’adozione di diete maggiormente basate su prodotti di origine vegetale sia un bene per la nostra salute, ma anche una necessità impellente per quella del Pianeta. Il comparto agroalimentare, basato principalmente su sistemi di produzione intensivi, è infatti attualmente responsabile di circa un quarto delle emissioni di gas serra globali e del consumo sempre crescente di risorse naturali essenziali alla sopravvivenza del Pianeta.

E che dire dell’abuso di plastica usa e getta e dell’inefficacia del sistema di riciclo degli imballaggi, anche alimentari, tra le cause di una delle emergenze ambientali dei nostri tempi?

Prodotti fuori stagione, confezionati in plastica usa e getta

Legare il tema del cibo a quello della sostenibilità ambientale è quindi sempre più urgente, così come adottare abitudini alimentari “amiche del clima”.

E da qui emerge la contraddizione, segnalata dalla nostra organizzazione anche al Dipartimento competente del Programma presso il Ministero delle Politiche Agricole, rappresentata da pomodorini confezionati in bustine di plastica monouso, distribuiti a gennaio: un prodotto fuori stagione e una produzione ingiustificata di rifiuti, controproducente sia dal punto di vista della sostenibilità, che dell’educazione ad essa.

E la filiera corta?

Qualche dubbio sorge  anche riguardo la mappatura dei distributori per il biennio 2018-2019, che vede nelle scuole della Sardegna un distributore con sede in Provincia di Mantova, in Toscana una cooperativa di Bari, in Lombardia una di Vibo Valentia, solo per citarne alcuni.

Quale modello di trasporto e distribuzione è legato a tale mappatura? Quali strumenti vengono adottati per privilegiare la  scelta di produzioni realizzate a livello locale o di prossimità? Sono stati valutati gli impatti ambientali dei trasporti nella fase di scelta dei distributori? O viene assecondato un curioso intreccio che lascia immaginare frutta e verdura in viaggio su e giù lungo la penisola?

La Strategia Nazionale del programma elenca nei parametri di riferimento sia stagionalità che territorialità,  ed è anche per questo che pensiamo che questa iniziativa, che nel biennio 2017-2018 ha visto l’allocazione per l’Italia di più di 21 milioni di euro di fondi europei, possa e meriti di fare di più in termini di sostenibilità, potenziando anche gli interventi educativi nelle scuole: è bene investire denaro pubblico nel sostegno dell’agricoltura e nell’educazione alimentare, ma è necessario che tali investimenti siano coerenti con le politiche di difesa dell’ambiente e con gli obiettivi di sviluppo sostenibile

Proprio in questi giorni si stanno discutendo in Europa le regole della nuova PAC (Politica Agricola Comune) e la nostra organizzazione, insieme a tante altre, si sta impegnando affinché il futuro dell’agricoltura europea sia parte delle soluzioni all’emergenza climatica e ambientale in corso, e non più parte del problema.

Affinché ciò avvenga è fondamentale che i fondi legati alla PAC siano utilizzati per sostenere la transizione dall’attuale sistema industriale di produzione, verso modelli agricoli ecologici, e per l’adozione di diete più consapevoli.

Per questo riteniamo insufficiente l’attenzione che le istituzioni competenti, a partire dal Ministero delle politiche Agricole, sembrano dimostrare rispetto agli impatti ambientali legati alla filiera agroalimentare: se si registra questa bassa attenzione nel caso di un programma educativo, quale sarà la posizione che il nostro Paese terrà nella discussione della futura PAC? Quale il piano strategico nazionale?

Quando la Ministra Bellanova parla di sostenibilità, ha in mente i pomodorini distribuiti fuori stagione in una bustina di plastica, o temi come la filiera corta, la stagionalità, la riduzione della produzione intensiva di carne?

Su questi temi saremmo felici di confrontarci, come chiediamo da tempo.

Ferma gli Allevamenti Intensivi

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