Tutti gli articoli
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ENI sapeva già decenni fa che petrolio e gas avrebbero causato l’inferno climatico: lo svelano suoi stessi documenti
Insieme a ReCommon, abbiamo scoperto che già negli anni Settanta e Ottanta il colosso italiano ENI, all'epoca interamente controllato dallo Stato, era consapevole degli impatti distruttivi dei combustibili fossili sul clima del Pianeta
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«ENI conosceva gli effetti delle fonti fossili sul clima fin dagli anni settanta», svela ricerca di Greenpeace Italia e ReCommon
In diverse sue pubblicazioni risalenti agli anni Settanta e Ottanta, il colosso italiano ENI, all’epoca interamente controllato dallo Stato, metteva in guardia sui possibili impatti distruttivi sul clima del pianeta…
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ENI knew
In the 70s and 80s, publications by Italian energy giant ENI, back then a state-owned company, warned of possible destructive impacts of fossil fuels on the climate and the planet,…
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ENI SAPEVA
In diverse sue pubblicazioni risalenti agli anni Settanta e Ottanta, il colosso italiano ENI, all’epoca interamente controllato dallo Stato, metteva in guardia sui possibili impatti distruttivi sul clima del pianeta…
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Cosa sono i limiti planetari, quali abbiamo superato e cosa significa
Abbiamo già oltrepassato sei dei nove limiti planetari: è questa la conclusione di uno studio pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Science Advances
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Trasporti, nuovo studio di Greenpeace: «L’Europa investe più sulle autostrade che sulle ferrovie, persi 15.000 km di binari»
Dal 1995 i Paesi europei hanno investito per ampliare e ripristinare la rete stradale il 66% in più di quanto hanno speso per la rete ferroviaria.
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Quanto investono l’Europa e l’Italia nella rete ferroviaria?
Negli ultimi 30 anni l’Ue ha perso più di 15 mila km di linee ferroviarie e quasi 2.600 stazioni. Mentre crescono gli investimenti per le autostrade.
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Lo sviluppo della rete di trasporti in Europa
La nuova ricerca di Greenpeace CEE mostra che i Paesi europei hanno speso molto di più per la rete stradale che per la rete ferroviaria
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Il Trattato globale sugli oceani è realtà, ma va ratificato subito per proteggere il mare
Il Trattato è una vittoria storica per i mari, ma in assenza di misure concrete gli impatti sulla vita marina peggiorano. Un nuovo rapporto di Greenpeace International propone una roadmap politica per arrivare a proteggere il 30% degli oceani entro il 2030
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Mari in pericolo, Greenpeace: «La pesca aumenta del 22% nelle aree da proteggere, serve subito ratificare il Trattato oceani e tutelare 11 milioni di km2 in più ogni anno»
I mari del pianeta subiscono gli effetti sempre più impattanti delle attività umane. Lo evidenzia la nuova indagine di Greenpeace che propone una roadmap politica per salvaguardarli entro il 2030