
Quello che mangiamo oggi determina il mondo di domani: non mettiamo il Pianeta nel piatto!

Intervenendo oggi in audizione alla Camera dei Deputati la ministra Teresa Bellanova, ha definito la PAC all’altezza delle “nuove sfide della sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.
Diciamola tutta: altro che all’altezza della sostenibilità, questa PAC vola molto basso sugli obiettivi ambientali, continua a premiare le grandi aziende intensive e non affronta adeguatamente la connessione tra salute e tutela dell’ambiente.
È notizia di questi giorni ad esempio la richiesta di soppressione di 17 milioni di visoni allevati in Danimarca, perché portatori di una variante mutata del Covid-19 che è già stata trasmessa a 12 persone.
Proprio nelle ultime settimane però la maggioranza dei parlamentari europei ha votato a favore del rifinanziamento del sistema degli allevamenti intensivi nell’ambito del dibattito sulla nuova PAC.
Una posizione miope soprattutto se si considera il periodo che stiamo vivendo: il dilagare del Covid-19 e di altre infezioni all’interno di allevamenti intensivi dovrebbe essere un campanello d’allarme per i nostri politici!
Migliaia di enormi fabbriche di animali in tutta Europa ci stanno rendendo più vulnerabili a nuove epidemie: pensate che oltre il 70% di tutte le malattie infettive emergenti provengono infatti da animali, e gli animali allevati trasmettono agli esseri umani un grande numero di virus.
Stavolta il pericolo riguarda i visoni, ma ogni giorno in tutto il mondo i maxi allevamenti rischiano di diventare focolai di malattie infettive. Il sistema degli allevamenti intensivi va radicalmente cambiato e invece viene foraggiato con i fondi pubblici della Politica Agricola Comune (PAC). I fondi pubblici, sia della PAC che del Recovery fund, dovrebbero invece essere usati per una vera transizione del sistema e non per continuare ad alimentare un modello malato, che tra l’altro lascia indietro le aziende agricole di piccola dimensione e più ecologiche, che continuano a chiudere.