Oggi festeggiamo una vittoria per la difesa dell’ambiente: il Tar di Brescia ha respinto il ricorso di Societa’ Agricola Biopig Italia di Cascone Luigi & C. (Il testo completo della sentenza è consultabile qui) e non si farà un nuovo allevamento di 10.600 suini nel Comune di Schivenoglia.

La festeggiamo insieme al comitato G.A.E.T.A di Schivenoglia, che siamo andati a trovare qualche mese fa (link) e che contro il nuovo maxiallevamento si batte da oltre due anni, spesso contro tutto e tutti, ma forte delle proprie ragioni oggi confermate dal TAR.

Se un gruppo di cittadini preoccupati non si fosse opposto alla costruzione della nuova porcilaia, organizzando e vincendo nel 2017 un referendum comunale che ha spinto l’amministrazione a dare parere negativo al progetto, oggi in Pianura Padana ci sarebbe una nuova fabbrica di carne.

Una doppia vittoria quindi, perché dimostra che i cittadini possono (e devono) dire la propria sullo sviluppo del territorio in cui vivono, e che le ragioni dell’ambiente possono essere vincenti.  Le motivazioni contenute nella sentenza sposano infatti in pieno molte delle istanze del Comitato di Schivenoglia e di altri comitati che conducono simili battaglie in Pianura Padana, affermando, ad esempio, che “la disciplina indirizzata a favorire la libertà di insediamento e di esercizio di attività economica recede di fronte a necessità ambientali” e che in virtù di ciò “appare ragionevole e proporzionata la scelta compiuta dall’Amministrazione di vietare l’insediamento di “nuovi” allevamenti suinicoli e l’incremento del “numero” dei capi degli allevamenti esistenti“.

Il comune di Schivenoglia si è infatti dotato di un piano di sviluppo territoriale che vieta la costruzione di nuovi allevamenti e l’azienda Biopig avrebbe “preteso” una deroga a tale piano. Ma la sentenza ci ricorda che la scelta del comune è perfettamente legittima e in linea con il Piano Territoriale Paesistico Regionale Lombardo, che tra gli indirizzi di tutela prevede che vadano “controllati e limitati gli allevamenti fortemente inquinanti che hanno, specie nella pianura orientale, una notevole diffusione“.

Infine, nella sentenza si afferma che “è indiscutibile che gli allevamenti di suini presuppongono costi ambientali (in particolare in termini di peso delle deiezioni ed utilizzo di acqua) più gravosi rispetto ad altre tipologie di allevamenti, per cui è del tutto ragionevole e sicuramente proporzionata una previsione più restrittiva, diretta ad impedire l’incremento degli insediamenti suinicoli“.

Affermazioni e ragioni molto importanti per tutte le altre vertenze in corso nelle regioni della Pianura Padana, ma non solo: le scelte sulla produzione di carne e la necessità di abbandonare il modello intensivo riguardano le istituzioni nazionali ed europee, dal momento che grosse quantità di soldi pubblici vengono spese per foraggiare queste industrie inquinanti.

La vittoria di Schivenoglia conferma che è sempre più giusto e urgente invertire la rotta, destinando i fondi pubblici, italiani ed europei, a sostenere produzioni ecologiche e abbandonando i sistemi intensivi.

Ferma gli Allevamenti Intensivi

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